Curiosità

Elisir d’autunno: la melagrana, frutto dalle mille qualità

Alla scoperta della "Punica granatum"

Redazione Infocilento

10 Dicembre 2016

Il suo nome scientifico è Punica granatum, è un piccolo albero o arbusto nativo della Persia, ma tutti lo conosciamo come melograno, un concentrato di sostanze preziose per la nostra salute.
Ippocrate, padre della medicina, studiò ed elogiò le sue virtù mediche che, successivamente, vennero confermate dalla Scienza Ufficiale.

Un frutto dalle origini mitiche secondo cui l’albero della melagrana sarebbe nato dal sangue di Bacco, ucciso dai Titani e riportato in vita da Rea, madre di Giove. Più comunemente è legato al mito del rapimento di Proserpina da parte di Plutone, dio dell’Ade, il quale ne offrì i chicchi alla fanciulla che si rifiutava di mangiare.
Nel Medioevo il frutto, raffigurato in mano a Gesù Bambino divenne simbolo di resurrezione; in mano alla Madonna, invece, allude alla sua castità. Una statua di legno del XIV sec. raffigurante la Madonna con la melagrana in mano è il simbolo dell’antica basilica che sorge sul promontorio del monte Calpazio, a ridosso di Paestum, meta di fedeli e curiosi, affascinati anche dal panorama che si apre dal sagrato del Santuario, affacciato sulla pianura e sul mare di Poseidonia/Paestum, luogo di miti e di grande storia; Agropoli ed il Cilento da un lato, il golfo di Salerno dall’altro.

La basilica/santuario è dedicata alla Madonna del Granato e rappresenta tutta la sacralità dell’albero del melograno. Simbolo di ritualità e preghiera ma anche di fecondità, femminilità e procreazione e trasmissione della vita nonché di abbondanza per la terra.
Strettamente correlata è Hera Argiva, una delle divinità più importanti nella mitologia greca, dea del matrimonio, della fedeltà, della fecondità e del parto. Veniva ritratta seduta sul trono, solenne e maestosa, stringendo nella mano la melagrana. Numerose statuette rappresentative sono state rinvenute tra Paestum e l’Heraion alla foce del fiume Sele.

Il frutto, insieme al carciofo IGP, è stato presentato come simbolo del territorio paestano lo scorso luglio all’ Expo di Milano.
E’ tra gli alimenti più ricchi di antiossidanti, in particolare di flavonoidi, che rallentano l’invecchiamento proteggendo le nostre cellule e contrastano l’azione dei radicali liberi; contiene un’elevata quantità di zuccheri, vitamine, soprattutto A, C, E e gruppo B, e una buona quantità di sodio, magnesio e ferro; rientra nella categoria dei possibili frutti ad azione anticancro, è benefico per il sistema immunitario, utile per depurare l’organismo, per stimolare la diuresi, aiuta a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo e ad abbassare la pressione sanguigna e giova al buon mantenimento dell’apparato cardiovascolare.
Ma tra le peculiarità della melagrana c’è anche il modo di consumarlo, o meglio, i modi, vista la sua versatilità.
Ottima al naturale, tanto quanto innaffiata di succo di limone o aggiunta alla macedonia, si presta anche alla preparazione di numerose ricette salate: insalate di cereali, ad esempio farro o cous cous, o insalate “crude” (si abbina perfettamente a lattuga, spinacini, cipolla, noci o altra frutta secca, sedano, avocado, erba cipollina, cetrioli, semi di sesamo, di girasole, di lino o di zucca), risotto e classiche preparazioni dolci (torte, crostate, gelati, marmellate).

Il modo più semplice, ed allo stesso tempo più buono e salutare, di consumare il frutto è berne il succo e beneficiare di tutto il suo dolce sapore e delle molteplici proprietà.
Non solo buono ma anche bello, inizia la fioritura già nel mese di marzo; i fiori che generano frutti sono solo quelli di maggio e giugno ed il raccolto avviene ad ottobre e novembre.
La pianta di melograno è resistente, longeva e si adatta anche a terreni aridi o scoscesi, ha sia funzione decorativa che quella di produrre frutti; per questi ultimi ha, però, bisogno di caldo e di una buona esposizione solare.

E’ il frutto dell’amore, della fertilità, della vita e del Natale: mette d’accordo il mito con la religione, l’amore sacro con l’amore profano. E sulle tavole natalizie, dove il colore rosso è d’obbligo, la fa da padrone. Afrodisiaco e portafortuna, è consuetudine consumarlo a capodanno e regalarlo per augurare ricchezza, successo e felicità.
Il nostro suggerimento: aggiungete due o tre cucchiai di succo ad un calice di spumante, decorate con dei chicchi interi e brindate, augurandovi salute, felicità e amore durante le feste e per tutto l’anno.

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