Come una scintilla che prende vita dall’ossigeno che la alimenta e arde poi nel fuoco, così racconteremo questa fiammella di storia, in modo che chi legga possa accendere la sua candela di memoria. E’ la storia di tre vescovi scampati ad una burrasca che giunsero a Cannicchio, da Acciaroli, in un secolo maledetto dalla sciagura della peste, e qui, ospitati dai signori del luogo, eressero una cappella al santo vescovo Martino, l’ungherese che strappò il suo mantello per proteggere il Figlio del Padre cristiano.
Nella Piazza dei Santi, dinanzi alla Chiesa che la cappella ampliata è divenuta, tre lumi ancora si accendono per ricordare l’avvento di questi tre preti, e le vittorie contro la peste e contro i mori. Andando in cerca di tracce che possano condurci più a fondo in questo crocicchio d’incontri di santi e di uomini, all’interno della chiesa ne troveremo alcune su una tavola con misteri che celebra il culto della Vergine del Rosario, entrata con prepotenza nell’immaginario cristiano dopo la vittoria nella battaglia di Lepanto del 1571 e sapremo dei dettami del Concilio di Trento, sulle cui prescrizioni la parrocchia fu costruita, e la vicenda di un organo per il quale i cittadini sostennero l’intera spesa, che celebra la potenza della musica, in nome di Santa Cecilia. Il paesino arroccato sul crinale della collina a sostegno della sua struttura eminentemente difensiva, ospita anche una cappella dedicata a San Rocco, costruita dopo la peste del 1508 sul luogo dove, si narra che per intervento del santo, il contagio si arrestò salvando la popolazione e la Cappella della Madonna del Soccorso, edificata prima del 1580 nel luogo dove la Madonna pare fosse apparsa ad una fanciulla turbata dal diavolo. Storie di uomini e santi in un luogo che conserva numerosi segni della sua fede cattolica.