L’acqua non supera mai lo scoglio, accettando di carezzarlo soltanto, in un moto di eterna preghiera
Non fermarsi solo alla leggenda, non aggrapparsi puramente alla storia: dinanzi allo scoglio di San Francesco, a poca distanza dalla spettacolare Baia di Trentova ad Agropoli, ciò che ci viene richiesto di fare è di mescolare le due cose, così che la verità diventi il frutto tanto della conoscenza quanto della suggestione. Il santo poverello passò infatti per questi luoghi del Cilento nel 1222, durante i suoi pellegrinaggi, essenza della sua predicazione, così come descritto negli annali dei Frati Minori. Le tracce tangibili disseminate dalla sua presenza sono tutte raccolte in una pietra che emerge dal mare con la sua nuda croce, a lui intitolata da un devoto, e in quel convento, oggi adibito ad abitazioni, che anni dopo la sua morte, vi fu eretto di fronte, in suo nome, quasi a ricompensare la sua memoria per l’indifferenza con cui l’avevano accolto in vita i paesani agropolesi. Ma a seguirlo c’è anche e soprattutto la leggenda che narra della sua predicazione ai pesci e agli uccelli su quell’isola di fede, davanti ad un popolo incredulo di pescatori che non aveva voluto accogliere la sua parola umile, e che non può essere raccolta altrimenti se non con uno sforzo di immaginazione. Pare tuttavia che una prova della magia di quel luogo si mostri, oltre che nella sua bellezza, anche in occasione delle mareggiate più impetuose: l’acqua non supera mai lo scoglio, accettando di carezzarlo soltanto, in un moto di eterna preghiera.