Al via i lavori per la realizzazione di 56 nuovi alloggi nel Rione Pescara ad Eboli. Monta la protesta tra i residenti del Borgo.
La protesta e le richieste
“Non vogliamo lasciare le nostre case”. Non sono contro la realizzazione dei nuovi 56 alloggi popolari ma non vogliono lasciare le proprie case. Per una questione di legame e di affetti familiari, perché in queste case sono cresciuti e vivono da anni, perché il Borgo che li accoglie da tempo per loro è casa.
«Abbiamo case dotate di ogni comfort, abbiamo fatto sacrifici per arredarle e sistemarle e ci siamo dedicati alla cura e alla salvaguardia dei nostri alloggi. Molto spesso lo abbiamo fatto a spese nostre, anche in condizioni di difficoltà, in attesa dei lavori che avrebbero dovuto fare gli enti e che, come al solito, sono arrivati in ritardo o non sono arrivati mai», dicono in maniera indignata ed esasperata. Sono mamme, sono figlie, sono nonne. Sono donne che chiedono di poter continuare a vivere nelle proprie case e di poter ricevere, questo sì, piccoli interventi di manutenzione ordinaria agli immobili già esistenti, e nei quali vivono, nel quartiere Borgo. C’è qualche papà esasperato e indignato.
“Una vita tra lavoro e sacrifici”
«Siamo persone perbene e non ci appartengono le etichette negative, viviamo del nostro lavoro e dei nostri sacrifici. Chiediamo di rivedere il piano di assegnazione degli alloggi e, al contrario, di intervenire sui nostri alloggi senza stravolgere le nostre vite e quelle dei nostri figli, degli anziani che abitano al Borgo e di quanti in queste case hanno realizzato la propria vita».
Al Sindaco Conte, all’assessore Marisei, ai vertici di Acer e della Regione Campania i residenti di Borgo chiedono di rivedere il piano e trovare un accordo che vada nella direzione di pianificare un intervento condiviso.