Nel 2026 le pensioni in Italia potrebbero registrare un aumento fino all’1,8%, secondo le proiezioni preliminari sull’inflazione e i meccanismi di adeguamento previsti dalla normativa vigente. Si tratta di una misura attesa da milioni di pensionati, che punta a mantenere il potere d’acquisto degli assegni in un contesto di rialzo dei prezzi.
Aumento delle pensioni legato all’inflazione
L’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita è previsto dalla legge attraverso il meccanismo della perequazione automatica. Per il 2026, le stime elaborate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze indicano una possibile rivalutazione fino all’1,8%, in linea con le proiezioni dell’ISTAT sull’andamento dell’indice dei prezzi al consumo.
Questo meccanismo permette di aggiornare annualmente gli importi delle pensioni in base all’inflazione registrata, garantendo una tutela del potere d’acquisto dei pensionati. Tuttavia, l’aumento non sarà uguale per tutti: entrerà in gioco anche il sistema delle fasce di rivalutazione differenziata, introdotto nel 2024.
Rivalutazione a fasce: come funziona
La Legge di Bilancio 2024 ha modificato il calcolo della rivalutazione, introducendo un sistema a scaglioni che differenzia l’incremento in base all’importo dell’assegno:
- Pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo: rivalutazione piena (100%);
- Pensioni tra 4 e 5 volte il minimo: rivalutazione parziale (85%);
- Pensioni superiori: percentuali via via più basse, fino al 32% per gli assegni più elevati.
Ciò significa che l’incremento sarà più significativo per le pensioni basse e medie, mentre chi percepisce assegni più alti riceverà un aumento ridotto.
Chi beneficerà dell’aumento nel 2026
I beneficiari principali dell’aumento delle pensioni nel 2026 saranno i pensionati già in essere al 1° gennaio 2026, con importi adeguati in base al livello dell’assegno e all’inflazione registrata nel 2025.
Restano invece esclusi da questo meccanismo i nuovi pensionati del 2026, il cui primo assegno non sarà soggetto a rivalutazione immediata, ma solo negli anni successivi, come da normativa.
Secondo le analisi degli esperti, «la rivalutazione a fasce è una misura necessaria per la sostenibilità del sistema, ma introduce una forte differenziazione tra pensionati».
Le incognite: inflazione e bilancio pubblico
Nonostante le stime attuali, il valore effettivo dell’aumento dipenderà dall’andamento reale dell’inflazione nel corso del 2025. Eventuali rallentamenti nei prezzi al consumo potrebbero portare a una rivalutazione inferiore rispetto all’1,8% previsto oggi.
Inoltre, il governo dovrà valutare la compatibilità dell’aumento con i vincoli di finanza pubblica. Eventuali limiti di spesa o nuove priorità potrebbero spingere l’esecutivo a introdurre ulteriori modifiche al sistema di rivalutazione, come già accaduto in passato.
Conclusioni
L’aumento delle pensioni in Italia nel 2026 è possibile, ma non garantito. Dipenderà dall’inflazione, dalle scelte politiche e dall’equilibrio tra sostenibilità del sistema e tutela del reddito dei pensionati. Le attuali previsioni indicano una crescita fino all’1,8%, ma l’impatto varierà a seconda della fascia pensionistica di riferimento.
Nel frattempo, i sindacati e le associazioni dei pensionati chiedono maggiore equità.