La chiusura dei Punti Nascita di Polla e Sapri sta suscitando preoccupazione a livello sanitario e sociale. Durante un incontro a Padula, esponenti politici, del mondo sanitario locale e istituzionale hanno discusso le soluzioni che potrebbero essere assunta per contrastare la decisione del Ministero della Salute di chiudere le strutture con meno di 500 parti all’anno, tra cui Polla e Sapri.
“La chiusura proverebbe le aree interne di un servizio essenziale”
Una decisione, quella di chiudere i punti nascita del “Curto” e dell’Immacolata che, come sottolineato più volte durante la riunione, “priverebbe ampie aree di un servizio essenziale, costringendo le gestanti a viaggi lunghi e rischiosi”. Franco Picarone, presidente della Commissione Bilancio regionale, ha accusato “l’imposizione governativa è come un “ricatto” ed ha sottolineato che la Campania ha già dimostrato di essere in grado di superare il Piano di Rientro. La chiusura di questi reparti avrebbe, ha aggiunto Picarone, effetti devastanti sul sistema sanitario regionale”.
I possibili scenari
I sindaci dei territori coinvolti, Vallo di Diano e Golfo di Policastro, hanno proposto un documento congiunto, con il quale evidenziare la distanza tra le strutture ospedaliere sul territorio e anche le difficoltà logistiche, chiedendo l’attivazione del Servizio di Trasporto in Emergenza Neonatale (STEN) per garantire sicurezza. Intanto nelle scorse ore, il Consiglio regionale della Campania ha votato un ordine del giorno che si oppone alla chiusura dei punti nascita a rischio. Il Direttore Sanitario di Polla, Luigi Mandia, ha definito la possibile chiusura dei punti nascita un “atto di inciviltà”. I responsabili dei reparti di Pediatria e Ostetricia del Curto di Polla hanno denunciato la carenza di personale e le difficili condizioni di lavoro.
La dichiarazione di Mario Polichetti
Il dibattito continua mentre il tempo per evitare la chiusura dei reparti si riduce. Intanto nelle ultime ore è arrivata la dura dichiarazione di Mario Polichetti, responsabile nazionale del dipartimento Sanità per l’Udc, il quale con fermezza respingendo le critiche avanzate da alcuni esponenti politici ed invece sostiene che i punti nascita con meno di 500 parti all’anno vanno chiusi perché pericolosi. “È un atteggiamento demagogico, tipico di chi si appresta all’appuntamento elettorale, quello di affermare cose che non trovano riscontro nelle evidenze scientifiche. I punti nascita con meno di 500 parti annui vanno chiusi perché non rappresentano una garanzia per le pazienti. In queste strutture manca l’expertise e l’esperienza necessaria per gestire gravidanze e parti in sicurezza. Se si lavora poco, si ha inevitabilmente meno esperienza, ed è per questo che il Ministero ha stabilito la chiusura di questi punti nascita”.