Il Guardian incorona il Cilento, indicandolo per il 2025 al primo posto dei luoghi nascosti che aspettano solo di essere scoperti. Eppure quest’area, dopo il boom turistico della fase post-pandemica ha registrato un calo dei visitatori. Proprio per questo Stefano Sansone, sindaco di Ascea e da pochi mesi Presidente della Comunità del Parco, esprime compiacimento ma al contempo perplessità sulla classifica del quotidiano britannico.
L’intervista a Stefano Sansone
Presidente, cosa pensa di questo riconoscimento?
Sicuramente è una notizia che ci rende felici, ma al contempo è necessario fare un’attenta riflessione.
Quale?
Mi spiego. Abbiamo avuto una comunicazione dall’aeroporto di Salerno: i voli non vengono prenotati per venire nel Cilento da parte degli stranieri e ciò può mettere in discussione l’ampliamento delle rotte per l’aeroporto Salerno – Costa d’Amalfi. Questo discorso del Guardian mi pare avveniristico. Dovremmo chiederci su quale dato si basa questa classifica, se si basa su sondaggi, segnalazioni oppure si basa unicamente sulle nostre potenzialità. In quest’ultimo caso le nostre bellezze sono un dato oggettivo. Abbiamo beni UNESCO, aree marine protette, e siamo riserva di biosfera. Se invece il quotidiano si è basato su dei dati derivati dal turismo straniero, devo dire con rammarico che questo non corrisponde al numero delle prenotazioni che riceviamo in questo territorio. Quindi non concorda con questa classifica? Per quanto riguarda il turismo straniero sono i dati a parlare. Ripeto, se parliamo di potenzialità sono d’accordo. Magari l’articolo è una mossa strategica per migliorare i flussi turistici dopo il calo degli ultimi anni.
Però almeno per il turismo estivo c’è da essere soddisfatti?
Sì, ma è troppo poco. Si continua ad investire su periodi limitati dell’anno. Quello estivo è un turismo regionale o nazionale. Gli stranieri sono una parte infinitesimale. Gran parte dei vacanzieri sceglie il Cilento anche perché ha una minore capacità di spesa e sa che ci sono meno controlli. Capita così che più persone prendano una casa per dividersi le spese. Ma queste persone, poi, non spendono nelle attività locali. I nostri commercianti in estate non lamentano tanto il calo delle presenze, quanto i mancati introiti.
Cosa bisognerebbe fare?
Serve uno sforzo collettivo per valorizzare ciò che il Guardian ha visto e far sì che il Cilento diventi una meta appetita e che il turismo internazionale diventi preponderante.
Quale strategia adottare?
Bisogna valorizzare il nostro patrimonio di sentieri, i beni archeologici, tutte le bellezze che abbiamo, dalla costa alle aree interne. Il Cilento ha grandi attrattori come Paestum, Velia, la Certosa di Padula, ma anche piccoli borghi che dobbiamo promuovere insieme come comunità del Parco.
Per farlo, quali sono le priorità?
Innanzitutto la viabilità che scoraggia i flussi. Gli stranieri amano anche i luoghi meno accessibili, lavorando sui servizi e sulla viabilità sarebbe possibile garantire turisti tutto l’anno.
A proposito di viabilità, c’è anche un problema di collegamenti che frena i flussi di stranieri, anche dall’aeroporto al Cilento.
Con il Masterplan Cilento Sud stiamo lavorando per collegare l’aeroporto alla stazione di Battipaglia. Il Cilento non va raggiunto soltanto con i pullman. È impossibile pensare di avere un pullman per ogni comune. Nelle stazioni bisogna creare degli hub che facilitino la mobilità dei turisti. Concordo che ci siano meno collegamenti ma c’è anche una minor domanda. L’aeroporto stesso manca di alcuni servizi, ad esempio non ci sono noleggio auto per favorire una mobilità autonoma. Si punta sempre ai bus, ma nel modo di muoversi di oggi è un sistema residuale, per quanto posso dire dalla mia esperienza.