Quest’anno, il Comune di Monte San Giacomo ha avviato, in accordo con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino, un progetto finalizzato alla valorizzazione e promozione del patrimonio archeologico del Cervati, con obiettivi scientifici, divulgativi e di tutela. Per quanto riguarda la ricerca scientifica, è previsto il coinvolgimento di un gruppo di Atenei (le Università di Siena e Bologna e l’Università canadese Simon Fraser), tra i più rinomati a livello internazionale. L’Università di Siena, in particolare, vanta oltre cinquant’anni di esperienza in ricerche e scavi in siti preistorici nel Cilento, come le Grotte della Cala, del Poggio e di Castelcivita, dove è stato possibile ricostruire dettagliatamente l’evoluzione delle culture umane a partire dalle fasi più antiche del Paleolitico.
Il Monte Cervati è famoso per le numerose cavità situate sulle sue pendici, che sono state esplorate sistematicamente negli anni ’90 dall’Università di Napoli “Federico II”. Due delle cavità più significative dal punto di vista archeologico si trovano nel Comune di Monte San Giacomo: la Grotta dei Vallicelli e l’inghiottitoio di Pian di Varla Carla (noto anche come Grotta Merola). Quest’ultima, situata in località Tempe di Tornicelle a 980 m s.l.m., è uno dei più importanti siti protostorici del Cilento, poiché conserva un archivio di dati, probabilmente unico in Campania, relativi a riti funerari. Sulla base della ceramica rinvenuta, è stato possibile collocare il sito all’inizio della media età del Bronzo, in un periodo compreso tra il XVII e il XV secolo a.C.
Anche la Grotta dei Vallicelli è di grande importanza per la sua sequenza stratigrafica, che include non solo frequentazioni del Neolitico e delle età dei metalli, ma anche occupazioni del Paleolitico medio e del Mesolitico. Questa grotta, situata a 1200 m s.l.m., è stata oggetto di indagini nel 2000 da parte del Prof. Marcello Piperno dell’Università di Napoli “Federico II”. Nel contesto del Monte Cervati, la Grotta dei Vallicelli è unica per la presenza di strumenti Muesteriani, attribuiti all’Uomo di Neanderthal (Paleolitico medio). I Neandertaliani producevano strumenti in pietra, prevalentemente raschiatoi e denticolati, e erano esperti cacciatori, come evidenziato dagli abbondanti resti di cibo trovati nei loro accampamenti. Le caratteristiche tecnologiche degli strumenti rinvenuti nel sito di Vallicelli suggeriscono una cronologia recente del Paleolitico medio, risalente a circa 45-40 mila anni fa, coincidente con il periodo in cui Homo sapiens era già presente nella penisola italiana. La scelta da parte dei Neandertaliani di stabilirsi in una grotta ad un’altitudine così elevata potrebbe indicare la necessità di ritirarsi verso aree più interne per sfuggire alla pressione esercitata dai nuovi arrivi. Questa ipotesi sarà ulteriormente esplorata tramite indagini cronostratigrafiche approfondite, ponendo la Grotta dei Vallicelli al centro di un dibattito scientifico internazionale riguardante le interazioni tra Neandertaliani e Sapiens e le cause misteriose della loro estinzione, avvenuta circa 40 mila anni fa.
Un nuovo progetto europeo, un ERC Synergy Grant, coordinato dalle Università di Bologna, Siena e Haifa, si propone di studiare questa questione su scala euroasiatica, cercando di rispondere all’annoso interrogativo sulle ragioni della scomparsa delle altre specie umane, tra cui i Neandertal, e sui motivi che hanno invece consentito alla nostra specie di sopravvivere come unico rappresentante del genere Homo sulla Terra.
Le indagini a Vallicelli potranno fornire un contributo significativo alla comprensione di alcuni aspetti legati a questa problematica.