Chi ama la democrazia e la libertà non può non sentirsi profondamente offeso dalle parole usate dai rappresentanti politici del comune di Sanza, in merito alla questione della strada sul Cervati. Non ci sono esercizi né di democrazia, né di libertà, in una superficie d’asfalto ampia 100.800 mq, quanto 20 campi da calcio, che violenterà una delle vette più alte della Campania; né si possono evocare parole così pesanti, così potenti, quando ci si trova di fronte ad un gruppo di politici che non ha vergogna di appropriarsi, anche solo concettualmente, di un luogo che non appartiene ad un singolo, o a dei pochi, ma alla collettività di noi tutti.
Noi sanzesi, noi cilentani, noi campani, noi italiani, noi europei.
Questo pensiero è tanto più doloroso, se si pensa che proprio Sanza fu il teatro della sconfitta di un uomo, Carlo Pisacane, che mostrò alla nostra gente il sacrificio a cui si può arrivare pur di difendere degli ideali di democrazia e di libertà.
Non pretendiamo di trasportare nel 2024 delle idee ottocentesche, ma siamo convinti che Pisacane pensasse a ben altro, quando decise di scendere nel nostro territorio per morirvi come un martire; non pensava, di certo, al Cittadino come ad uno sciocco, da ingannare con della demagogia spicciola: a scanso di equivoci, ci riferiamo a quel “nostro Cervato” che compare a tutto campo sui manifesti che pubblicizzano un incontro pubblico organizzato dalla amministrazione di Sanza.
No, amministratori di Sanza, il Cervati non è “vostro”.
È anche nostro; ma la fermezza delle nostre opinioni, che qualcuno ha addirittura definito “fasciste”, non deriva dalla volontà di appropriarci di questo monumento naturale, di questa meraviglia di cui si dovrebbe godere in religioso silenzio.
Deriva, piuttosto, dalla volontà di garantire e proteggere questo bene, consegnandolo nelle mani delle future generazioni così come l’abbiamo trovato.
Non di certo sfregiato dall’asfalto, dal rumore dei pullman, dei fuoristrada, dai quad, e dai troppi irresponsabili che tratteranno il Cervati come un’osteria per gozzoviglie!
Se è vero che Pisacane morì a Sanza, è vero, dal lato opposto, che oggi sono anche i suoi ideali e la sua memoria a venire offesi.
Ci appelliamo ai cittadini sanzesi e cilentani, e in generale alle persone di buona volontà e buon senso, affinché cali la maschera su quanto sta avvenendo sul Cervati.
Nel nome della Natura, nel nome dell’Uomo e del Cittadino, nel nome di Carlo Pisacane.