Le opposizioni accusano: “Il re è nudo…Eboli lo vede?”. Il comitato per la Pace, PCI, Rifondazione Comunista e XD390 attaccano Conte e la sua compagine. Sullo statuto e sui cartelli di ingresso al centro urbano di Eboli c’è ancora la denominazione ”Città di Pace”. Ma ieri sera nel corso del Consiglio Comunale si sarebbe dovuto insediare il Tavolo per la Pace. Niente numero legale, niente discussione. «Vergogna, vergognatevi! Con questa scelta gli assenti hanno rinunciato a svolgere il ruolo per cui sono stati eletti dagli Ebolitani, dimostrando assenza di sensibilità verso un tema di cui si dibatte nel mondo intero, ed una povertà politica che condanna il Consiglio comunale ad un ruolo di marginalità ed estraneità rispetto a temi di questa portata», scrive Anna Grimaldi per il Comitato EboliPace.
Le dichiarazioni
«Un’amministrazione ostaggio di se stessa per le bizze da soubrette di pochi consiglieri e una politica che non c’è». Il PCI con Annamaria Paesano non ci sta e si schiera ufficialmente e ancora una volta contro questo modo di fare dei consiglieri comunali di maggioranza. «Niente di nuovo nel consiglio comunale di ieri sera: un un’amministrazione ostaggio di se stessa per le bizze da soubrette di pochi consiglieri e una politica che non c’è. E non ci sono altre letture perché niente di quello che accade nei consigli comunali e di quello che (non) produce questa amministrazione si può definire politico».
La Paesano rincara la dose
«Mala politica? Incapacità amministrativa? No, è proprio strafottenza nei confronti di Eboli e degli ebolitani». L’ex sindaco di Eboli Gerardo Rosania parla di un «Consiglio Comunale ostaggio di una politica piccola piccola piccola». «Niente numero legale. Indifferenti alla importanza del tema della Pace, insensibili ai drammi della guerra. I soliti giochini, i soliti ricatti, pratiche politiche deprimenti. La maggioranza lacerata da guerre per bande interne che sempre più la immobilizzano! Logiche vecchie, ammuffite, deprimenti, proprie di una politica sempre più anacronistica e lontana dai cittadini. Quello che ne esce umiliato è un Consiglio Comunale ostaggio di queste logiche, condannato alla marginalità o, addirittura, alla estraneità, rispetto a temi di questa portata di cui discute il mondo intero».
Niente tavolo per la pace
«Abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione del menefreghismo della classe politica di questa città. Il consiglio comunale non si è tenuto a causa della diserzione di 13 consiglieri, quasi tutti dell’opposizione. Sia chiaro, non perché facesse loro paura discutere circa la questione palestinese, ma per ben altri motivi. Siamo schifati dalla pochezza di queste persone che giocano a fare i politici e sono totalmente disinteressati al bene della città». Trenta giorni: è questo il termine entro cui il presidente del consiglio comunale dovrà convocare una nuova seduta della civica assise.