Si è svolto lo scorso 6 dicembre l’ultimo webinar del Dibattito pubblico sul progetto di fattibilità tecnico-economica relativo al tracciato da Romagnano a Praia a Mare dell’Alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. Nello specifico, l’approfondimento ha riguardato la prevista stazione del Vallo di Diano, che – ha detto la dottoressa Tatiana Cini, vicecoordinatore del Dibattito pubblico, dopo l’introduzione del coordinatore, professore Roberto Zucchetti – «è una porta di accesso e anche un’occasione di relazione e scambio virtuoso con altre aree, attraverso le dinamiche di spostamento generate da studio, lavoro e commercio, influenzando l’attrattività turistica e, in ultima analisi, la competitività del territorio stesso». Cini ha poi puntualizzato che «la stazione di Praia non rientra all’interno dei lotti ora in discussione».
La stazione Vallo di Diano
Alessandro Oliveri, architetto esperto di tematiche urbanistiche e ambientali, ha ricordato il libro “La città del Vallo di Diano”, dell’architetto Paolo Portoghesi. «Il volume – ha spiegato Oliveri – consente di individuare tre dimensioni, a proposito della stazione del Vallo di Diano: quella della stazione come architettura; quella della stazione come elemento urbanistico in rapporto a ciò che succede attorno; quella legata al paesaggio, cioè come il manufatto si plasma in relazione a ciò che sta intorno».
L’ingegnere Marco Marchese, responsabile della Direzione investimenti di Rfi per l’area Sicilia e Calabria, ha sottolineato: «Oggi le stazioni si intendono il più possibile vicine ai territori, vicine ai cittadini perché hanno una fruibilità completamente diversa. In passato si delocalizzavano, con la finalità di guadagnare spazio. Ora si è compreso che è molto meglio ospitare in esse funzioni utili e vicine alla collettività».
L’ingegnere Francesco Chirico, responsabile per Rfi del progetto dell’Alta velocità ferroviaria Salerno Reggio-Calabria, ha osservato: «Oggi le stazioni sono luoghi quotidiani in cui vivere e sviluppare nuove opportunità: di business, di svago, di socialità. Esse prendono parte alla vita del territorio e diventano poli di attrazione. Le parole chiave per l’ubicazione delle stazioni sono “centralità” e “connessione”, anche a livello sociale».
L’ingegnere Nicoletta Antonias, responsabile delle Infrastrutture sostenibili di Rfi, ha garantito «l’assoluta apertura di Rfi» anche al confronto sul nome da assegnare alla nuova stazione del Vallo di Diano. «Vogliamo che l’infrastruttura – ha chiarito Antonias – connetta fortemente i territori interessati e diventi un elemento generativo capace di innescare nuove dinamiche di sviluppo. Sicuramente era importante poter disporre di un’adeguata rete stradale di accesso, anche attraverso sinergie progettuali con Anas. C’è un territorio pieno di ricchezze paesaggistiche e naturali, archeologiche, artistiche, culturali». «Dalla nuova stazione, per raggiungere le aree costiere – ha proseguito Antonias – si impiegheranno circa 30 minuti. L’opera, peraltro, si inserisce in un sistema di mobilità sostenibile già molto forte e si connette con ciclovie importanti come quella del Tanagro e la Via Silente. Il progetto cura molto la realizzazione dello spazio. Per quanto riguarda l’aspetto architettonico, la struttura è stata pensata per ricalcare le linee del paesaggio, con l’intento di rafforzarne i valori identitari, i tratti caratteristici e le peculiarità. Si tratta di una stazione sostenibile, con una grande attenzione nella scelta di materiali ecocompatibili. L’opera avrà fonti energetiche rinnovabili e aree verdi che tra l’altro restituiscono spazi di confort termico. Possiamo immaginarla come un rural hub che supporta la destagionalizzazione del turismo e le tante attività presenti sul territorio, anche nella promozione di prodotti d’eccellenza. Ancora, abbiamo preso contatti con il Cirbises e quindi con le università limitrofe, per immaginare l’utilizzo degli spazi dell’infrastruttura anche per eventi e seminari di formazione».
Le parole del sindaco
Michela Cimino, sindaca di Padula, ha evidenziato: «L’allocazione della stazione ferroviaria nel nostro territorio ci consentirà di sviluppare un piano articolato di promozione e rilancio del monumento certosino. Di conseguenza, bisognerà rimodulare tutta la rete viaria che collegherà la stazione alla Certosa di San Lorenzo e al resto dei paesi del territorio, programmando in maniera adeguata la viabilità». «In fase di progettazione dell’opera, si chiede di tener conto – ha aggiunto – anche del particolare pregio ambientale del territorio, mitigando e superando tutte le criticità legate alla grande infrastruttura ferroviaria».