Paolo De Matteis, celebre pittore italiano del XVII e XVIII secolo, lasciò un’eredità artistica di inestimabile valore. Nato a Piano Vetrale il 9 febbraio 1662, Paolo si trasferì a Napoli sin dalla tenera età per intraprendere il percorso di apprendimento delle tecniche pittoriche. Qui, ebbe l’opportunità di studiare con importanti maestri, come Francesco Di Maria e Luca Giordano, diventando uno degli allievi più talentuosi, soprattutto nelle rappresentazioni mitologiche. Chiamato anche “Paoluccio della Madonnina”, Paolo potrebbe aver ricevuto questo soprannome per via della sua madre, Lucrezia Orrico, che era conosciuta come “la Madonnina” a causa dei suoi lineamenti gentili e delicati. Alcuni sostengono che il soprannome gli fu dato dal Papa Innocenzo XIII, a cui l’artista donò un dipinto raffigurante la Madonna, ma non ci sono prove documentali a suffragio di questa teoria.
La vita dell’artista
L’arte di De Matteis si distingueva per una personalità complessa, alternando momenti di genialità e sregolatezza. Viaggiò ampiamente in Italia e all’estero, realizzando capolavori commissionati da importanti personalità dell’epoca, inclusi pontefici e sovrani.
Verso il 1682, Paolo De Matteis si recò a Roma, dove fu presentato al pittore Giovanni Maria Morandi dall’apprezzato marchese del Carpio, Gasparo de Haro y Guzmán. Qui, entrò nell’Accademia di S. Luca, sperimentando le influenze del barocco e dei dettami di teorici come Giovan Pietro Bellori e il pittore Carlo Maratta.
Tornato a Napoli nel 1683, grazie all’ascesa del marchese del Carpio a viceré di Napoli, De Matteis riprese i suoi studi sotto la guida di Luca Giordano, il suo stimato maestro. A Napoli, dipinse preziosi affreschi per numerose chiese, tra cui le suggestive decorazioni della Cappella di Sant’Ignazio nella Chiesa del Gesù Nuovo. Dal 1686, De Matteis fu membro della congregazione dei pittori, strettamente legata alla Compagnia di Gesù, e la sua produzione artistica si arricchì di opere significative, tra cui spiccano “La Madonna col Bambino, s. Liborio e altri santi” a Napoli e “Adamo ed Eva piangono Abele” a Copenaghen.
Nel periodo tra il 1690 e il 1692, realizzò ventidue tele per i gesuiti del collegio imperiale di Madrid, un importante incarico probabilmente commissionato dal conte di Benavides.
Tra il 1703 e il 1705, su invito del duca d’Estrées, Paolo si recò a Parigi con il suo allievo Giuseppe Mastroleo, lavorando sotto la protezione di Luigi XIV.
Successivamente, operò in diverse regioni italiane, in Austria, Spagna e Inghilterra, e formò numerosi allievi, tra cui Inácio de Oliveira, Bernardes Peresi e vari membri della famiglia Sarnelli.
Le opere di De Matteis si trovano in importanti città europee, come Parigi, Genova, Napoli e Madrid, così come in molte località del meridione italiano, tra cui Salerno, Lecce, Cassino, Lucera e Gaeta.
Un’opera particolarmente significativa, “Assunzione della Vergine”, si trova nella famosa abbazia benedettina di Cassino ed è sopravvissuta alle distruzioni della Seconda guerra mondiale, rappresentando un classico esempio di pittura seicentesca.
Matteis e il legame con il Cilento
De Matteis mantenne sempre un legame speciale con la sua terra natia, il Cilento, e questo è evidente nelle sue tele che spesso includono panorami cilentani. In particolare, un dipinto intitolato “Riposo durante la fuga in Egitto” del 1685, esposto in occasione della mostra “Paolo De Matteis, un Cilentano in Europa” nel 2013, mostra chiaramente lo sfondo di Gioi Cilento, raffigurante la montagna su cui sorgeva il castello di Gioi.
Oggi, il ricordo di Paolo De Matteis è conservato anche a Guardia Sanframondi, dove sono presenti pregevoli affreschi e tele nelle chiese cittadine, oltre a un busto bronzeo dell’artista. La casa natia dell’artista a Piano Vetrale è oggetto di un progetto per diventare una casa museo, per onorare la memoria di uno dei più grandi maestri dell’arte italiana.
Paolo De Matteis si spense a Napoli il 26 luglio 1728 e fu sepolto nella Chiesa della Concezione. La sua eredità artistica continua a influenzare e ispirare generazioni di artisti ancora oggi.