I giovani in Italia sono troppo qualificati per il lavoro che svolgono. Lo afferma un rapporto Censis-Ugl, che fissa la quota di lavoratori con qualifiche “eccessive” al 37,5% nella fascia che va dai 25 ai 34 anni e al 44,3% nella fascia degli under 25.
I dati in Italia
Questi sono i dati che emergono dal report “Il lavoro è troppo o troppo poco?”, che inquadrano un nuovo fenomeno nel lavoro: l’overeducation. Questa parola indica un mancato allineamento tra il livello di studi raggiunto dal lavoratore e la professione che egli svolge. Il fenomeno sembra essere inversamente proporzionale all’età delle persone: al diminuire dell’età cresce il numero di giovani che possiedono un sapere che non è utilizzabile nel proprio lavoro.
Sproporzione tra istruzione e possibilità lavorative
Inoltre, il 39,3% dei giovani svolge un lavoro non standard, per cui spesso è soggetto a contratti part-time o a termine. Questa sproporzione tra l’istruzione e le possibilità lavorative rende complessa la gestione dell’occupazione sul territorio italiano che la maggior parte dei giovani dichiara non essere adatto a garantire un tenore di vita adeguato e a permettere di progettare un futuro.
Per tale motivo una sempre più crescente percentuale di giovani sceglie di trasferirsi all’estero. Sei giovani su dieci dichiarano che, se ne avessero la possibilità, andrebbero via dall’Italia. Circa il 68,1% degli italiani è convinto che l’Italia non sia adatta ai giovani e l’88,5% ritiene che il lavoro all’estero sia più adeguatamente retribuito. Il 93% circa della popolazione sostiene che, nel nostro Paese, gli stipendi sono troppo bassi e sproporzionati con il carico di lavoro e la qualifica dei singoli.
In Italia il 76% degli under 34 è almeno diplomato e il 28% è laureato
Il rapporto sottolinea, infine, che la generazione più scolarizzata di sempre sta per affiancarsi al mercato del lavoro. In Italia, infatti, il 76,8% degli under 34 è almeno diplomato e il 28, 9% è laureato. Anche la domanda di lavoro si fa sempre più crescente. Nel 2027 si raggiungeranno i massimi storici della domanda d’impiego ma si prospetta una sproporzione tra richiesta e offerta.