Ogni racconto popolare o leggenda che si tramanda nei secoli, scaturisce di solito da fatti ed episodi realmente accaduti e vissuti dai nostri avi, che tramandati di generazione in generazione, trasmettono l’intimo messaggio e la pura e genuinità d’interpretazione.
Quando poi le narrazioni, a differenza di meri e falsi accadimenti riescono a sopravvivere nel tempo significa che non ci troviamo dinanzi ad una leggenda, ma in certezza e peculiare testimonianza storica del cammino di un popolo e di una comunità stanziatasi su un territorio.
Il passaggio ad Agropoli
Il passaggio di San Francesco D’Assisi ad Agropoli e la sua predica miracolosa alle creature del mare pur essendo ancora oggi avvolta in un alone di misticismo e di mistero sono ormai fatto storico accertato e comprovato da numerosi documenti e testimonianze scritte, pur nonostante sottoposta ad accese e svariate ipotesi formulate da parte di storici e di studiosi.
Dagli Annales Minorum di P. Wadding – Tomo secondo – Argomenti dell’Anno di Cristo 1222 – Anno 7º del Pontefice Onorio III – Anno 12º dell’Imperatore Federico II – Anno 15º dell’Ordine dei Minori, si evince che Francesco decretò pellegrinare per le Regioni di Terre di Lavoro, Puglie e Calabria. Partendo da Roma, intraprese un viaggio di pellegrinaggio nel Regno partenopeo per visitare il sepolcro di San Benedetto, per poi dirigersi a Gaeta e di lì a Formia, a Scauri, a Mignano e Maddaloni.
Cenni storici
A questo punto, il Padre L. Wadding, segue il discorso su di altri luoghi “Ali Conventus” e continua: “Giunti nel territorio della Custodia di Salerno e delle sue Provincie, si accinsero dunque a visitare le sante reliquie di San Andrea, custodite nel Convento di Amalfi, nobilissima e antichissima città situata sulle rive del Tirreno meridionale.
Nella Custodia del Principato, fece costruire un convento nel territorio di Agropoli, eretto dopo che dall’alto di uno scoglio, sotto lo sguardo spettatore di un popolo infedele, San Francesco predicò a una gran moltitudine di pesci che in quel luogo si adunarono”.
Riguardo alle circostanze e le motivazioni che indussero Francesco ad arrivare ad Agropoli dopo aver pregato sulla tomba di Sant’Andrea in Amalfi e a Salerno su quella di San Matteo apostolo ed evangelista, in compagnia di un non identificato confratello possiamo formulare ipotesi e deduzioni di fatto, ispirandoci magari all’indole dell’umile frate, che tre anni prima, precisamente il 24 di giugno del 1219 s’imbarcò ad Ancona per la Terrasanta con l’intento di predicare ai musulmani.
Jacques de Vitry, più tardi, verso la fine del 1221, pubblicò la sua “Historia occidentalis”, in cui, racconta:“…Era stato preso da un tale eccesso di amore e di fervore di spirito che, venuto nell’esercito cristiano, davanti a Damietta, in terra d’Egitto, volle recarsi, intrepido e munito solo dello scudo della fede, nell’accampamento del sultano d’Egitto. Avendolo i saraceni catturato, disse: «Io sono cristiano. Conducetemi davanti al vostro signore».
Quando gli fu portato davanti, vedendolo in sembianza di uomo di Dio, la bestia crudele si sentì mutata in uomo mansueto e per alcuni giorni l’ascoltò con molta attenzione, mentre predicava Cristo davanti a lui e ai suoi”.
Orbene Frate Francesco giunto in terra salernitana, aveva avuto notizie che tra la popolazione di Agropoli s’incontravano molti musulmani ed eretici, essendo stato territorio occupato dai Saraceni dall’anno 882 fino al 915, senza però che fossero stati del tutto sradicati, essendosi organizzati in gruppi di pirati ed assaltatori, mercenari al servizio delle varie signorie del Principato, pertanto vide la necessità di recarsi ivi, rinnovandosi in lui lo spirito evangelico che a Damietta lo indusse ad attraversare inerme le linee nemiche, farsi prigioniero dei soldati del sultano e presentarsi al suo cospetto.
E’ ipotizzabile che chi accompagnasse i due frati, li abbia fatti sbarcare in località Trentova/ Punta Tresino, luogo che non rientrava nella giurisdizione del potere agropolitano. Secondo i documenti citati dal Marchese Navarete nel suo racconto storico “Il Sacco di San Francesco” così come narra Costantino Gatta, il transito del Santo ad Agropoli sarebbe avvenuto il Lunedì di Pasqua del 4 Aprile 1222 e d’immediato, lo stesso giorno, la sua ansia apostolica lo indusse a predicare il Vangelo per la conversione degli eretici.
Una volta sbarcato, Francesco e il suo compagno (forse Fra Leone), s’incamminarono verso il centro abitato arroccato sulla rupe. Non è giunta a noi una cronaca descrittiva dell’accaduto, né dell’evangelo predicato tra la popolazione, che, si tramanda, seppur non accertato, abbia accolto con sospetto o addirittura scacciato con violenza i due frati dal borgo, inducendo Francesco a ritirarsi su di uno sperone di roccia affiorante dal mare dove avrebbe predicato ai pesci, accorsi dalle immensità marine per ascoltare la sua parola. “
E qui ci piace riportare uno stralcio di un articolo di Michele Rinella pubblicato su Il Mattino negli anni ’50: “Tese le braccia dalle mani a dai polsi ancora più scarni e nervosi uscenti dalle maniche ampie del pesante saio, alzò gli occhi al cielo e come i curiosi increduli poi affermarono in paese e tramandarono come leggenda ai posteri, la vivace fauna marina accorse fitta nello specchio di mare circostante quel pulpito di fortuna per ascoltarlo.
La meraviglia, la sorpresa, il dispetto di quell’umanità in ascolto, rese più acute le pupille, più attente le orecchie, più aperto il cuore e più sveglia la mente. Lo strano monaco, con la mitezza delle sue parole e dei suoi gesti aveva radunato nello specchio d’acqua, dominato da uno scoglio dal quale predicava, una moltitudine di pesci d’ogni tipo e d’ogni dimensione. Forse arte istrionica? Forse incantesimo di mago? Forse potenza ipnotica? Forse uso di segreti mezzi per il richiamo della fauna marina? Forse il caso? Forse…forse…il potere d’ una fede……”
A seguito del prodigioso evento Frate Francesco espresse la sua volontà di far erigere un convento i cui lavori di costruzione termineranno nel 1230, ben quattro anni dopo la sua morte avvenuta ad Assisi il 3 di ottobre del 1226.