La protesta era nell’aria da giorni, da quando più di un trasferimento presso altra sede aveva dato storcere il naso ad alcuni operatori della struttura sanitaria ebolitana che, dal canto loro, non avrebbero gradito le modalità alla base dei trasferimenti.
E, soprattutto, la protesta era nell’aria per via della continua chiusura di reparti del nosocomio ebolitano e della perdita di quella eccellenza sanitaria che aveva fatto la storia della città.
La protesta
“Come veri e propri flipper ci trattano. Un periodo in un ospedale, un periodo in un altro. Per un periodo viaggiano e maciniamo chilometri per raggiungere il posto di lavoro, in altri periodi il lavoro ce lo abbiamo sotto casa”.
Quella degli operatori esternalizzati è sempre stata una spina nel fianco per l’ospedale di Eboli. Questi operatori, infatti, con il loro lavoro quotidiano e certosino sono la punta di diamante della struttura.
Assicurano quotidianamente igiene e pulizia, spesso con turni massacranti, e garantiscono ogni giorno, soprattutto in quelli canonici di festa, la m’addica cura e la massima attenzione per una struttura che deve rispondere in funzionalità al cento per cento. Eppure sono spesso al centro di diatribe.
La protesta che questa mattina si è materializzata era nell’aria da qualche giorno
“Al Maria Santissima dell’Addolorata i Reparti ospedalieri aprono e chiudono, non c’è più tregua per questa struttura. Tutti ne parlano ma nessuno ha il coraggio di affrontare seriamente la questione”, dice una donna in attesa all’ingresso.
“Per incatenarsi all’ingresso dell’ospedale per far sentire la propria voce è quella dei colleghi vuol dire che l’esasperazione è al limite. Chi vive disagi sul posto di lavoro deve essere sempre ascoltato dalle rispettive maestranze”.