Dopo 12 anni arriva la condanna definitiva da parte della Cassazione a 4 anni di reclusione nei confronti di un 50enne ed un 63enne originari di Centola e Salerno per una serie di furti di decine di tonnellate materiale ferroso messi a segno in tre scali ferroviari tra il 2010 ed il 2011.
I fatti
I due, insieme ad una terza persona, avevano messo a segno i furti negli scali ferroviari di Auletta, Vallo della Lucania e San Mauro La Bruca.
Il materiale rubato era stato poi venduto ad una ditta specializzata nel recupero di rottami ferrosi ed aveva fruttato un guadagno complessivo pari ad alcune decine di migliaia di euro.
I furti
Ad Auletta la banda, composta da tre persone era riuscita, tagliando le rotaie, a portare via chiavardini, piastrini, picchetti e pezzi di rotaia, per un peso complessivo di circa 52 tonnellate.
A Vallo della Lucania, sempre utilizzando la stessa tecnica erano riusciti ad appropriarsi di circa 35 tonnellate di materiale ferroso dalla cui vendita avevano incassato circa 17.500 euro.
Dallo scalo ferroviario di San Mauro La Bruca avevano invece rubato circa 260 gabbioni metallici per il contenimento di argini, del peso complessivo di circa 57 quintali, prelevandoli presso un’area aperta, di pertinenza dello scalo ferroviario in cui si trovavano accantonati.
Le decisioni dei giudici
I tre erano stati già condannati in primo grado dal Tribunale di Vallo della Lucania alla pena di 6 anni di reclusione e 1500 euro di multa per i reati di associazione a delinquere e furto aggravato oltre al risarcimento dei danni subiti da Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. riconoscendo una provvisionale di 55.000 euro.
In secondo grado nel mese di novembre del 2020 aderendo al concordato in appello proposto dai difensori aveva prestato il proprio consenso il Procuratore Generale della Corte di Appello di Salerno ed in riforma della sentenza di primo grado aveva assolto gli imputati dal reato di associazione a delinquere perché il fatto non sussiste rideterminando la pena in 4 anni di reclusione ed euro 800 euro di multa ciascuno, con l’ulteriore condanna al pagamento delle spese sostenute da Rete Ferroviaria Italiana costituita nel grado di appello.
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da due dei tre imputati ritenendolo inammissibile confermando così la pena inflitta dalla Corte di Appello.