Castelcivita, il paese delle grotte

La Storia di Castelcivita.

A 487 metri d’altezza, come scenograficamente aggrappato ai fianchi occidentali degli Alburni, Castelcivita sembra l’avamposto del grande Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano per chi viene da nord: un centro abitato posto su uno sperone di roccia, con suggestive strade fiancheggiate da pittoresche case che s’inseguono tra rampe di scale e viuzze parallele. Sorta in epoca medievale (XII secolo) come borgo fortificato, Castelcivita fu feudo dei Fasanella, dei Sanseverino, dei Capaccio, dei Pignatelli e degli Spinelli, venendo coinvolta nelle congiure e nelle guerre tra le famiglie dei potentati fino all’eversione del feudalesimo nel 1806. Sul finire del 1282 Castelcivita si oppose validamente all’avanzata e all’assedio delle truppe Siculo-Aragonesi durante le concitate fasi dei Vespri Siciliani. Nel marzo 1799 venne assalita da una divisione repubblicana francese. La difesa contro le preponderanti forze comandate da Giuseppe Schipani, ex ufficiale borbonico, fu condotta da Sciarpa (Gerardo Curcio di Polla) e rappresentò uno dei più clamorosi eventi della Repubblica Partenopea: nonostante l’inferiorità, la colonna fu respinta con gravi perdite a colpi di pietra scagliati dall’alto.

Castelcivita – @babbaman_
Cosa Visitare a Castelcivita.

Il borgo di Castelcivita merita sicuramente di essere visitato, ma sono le grotte le assolute protagoniste dell’area. Da un punto di vista strettamente naturalistico e geologico possiamo dire che l’ingresso delle grotte è situato a 20 metri sul livello del fiume Calore e a 94 metri sul livello del mare, e la temperatura è pressochè costante, 18° circa.

Grotte di Castelcivita – @australialucia

Percorrendo l’attuale tratto turistico dopo pochi metri troviamo la “Grotta del Guano”, dove i primi esploratori dovettero fermarsi per il muro di escrementi di pipistrello che gli sbarrava la strada, ma che in seguito fu estratto per essere utilizzato come fertilizzante e, inoltre, per tracciare i primi viottoli all’interno della cavità.

Poco oltre si arriva alla “Sala del Castello”, ricca di concrezioni e di marmitte di erosione, di varia forma e colore. Proseguendo si incontra la Sala del Coccodrillo, dal nome di una concrezione che raffigura la testa del rettile, ma è ricca di altre formazioni calcaree, che prendono vari colori a seconda del minerale prevalente. Più avanti troviamo i pozzi dell’acido carbonico, e poco dopo si arriva alla “Madonnina”, tra bianche stalattiti , alcune a forma di limone, che sembrano messe lì a bella posta in attesa della raccolta. La forza di erosione dell’acqua ha permesso la formazione di bizzarre concrezioni come la bottiglia con la cannuccia, altre volte è la nostra fantasia a sbizzarrirsi dandoci immagini e sensazioni particolarmente suggestive. E’ il presepe a catturare l’attenzione del visitatore, potremmo definirlo una Castelcivita in miniatura, ed è il preludio ad una delle sale più belle e maestose delle grotte: la “Caverna Bertarelli”.

Questa sala, alta più di 40 metri, presenta una ricchezza di concrezioni senza pari, la vastità dell’ambiente, e le grandi colonne, formatesi con un plurisecolare stillicidio, dalla congiunzione di una stalattite e una stalagmite, sembrano sorreggere il soffitto, circondato da altre formazioni calcaree più piccole, ma egualmente belle. La Pagoda, imponente stalagmite, dall’ aria civettuola e orientaleggiante domina il proscenio, ed aggiunge al colore, alle forme, alle sensazioni, un tocco di profondo misticismo. Più oltre troviamo il “deserto”: una sala sfornita concrezioni, per mancanza di stillicidio, poi un’ampia zona franosa, fino ad arrivare alla zona del “dromedario”. Alcune stalattiti e stalagmiti nere preludono alla “Caverna Principe di Piemonte”, che presenta un’interessante varietà di formazioni calcaree, tra cui si intravedono le concrezioni suggestive della “Caverna Boegan”, situate ad un livello superiore tra cui spiccano le “Cariatidi” ed il “Picco della Guglia” . Di lì a poco termina il tratto turistico.