A quasi due settimane dall’omicidio di Paestum, sul caso interviene l’avvocato Benedetta Sirignano, penalista ed esperta in scienze forensi. Da parte sua un parere autorevole sui fatti di cronaca avvenuti a Capaccio Paestum, che hanno coinvolto nipote e nonna con il macabro epilogo della morte di quest’ultima.
L’intervista all’avvocato Benedetta Sirignano sull’omicidio di Paestum
Avvocato, questi eventi quanto incidono su una piccola comunità?
«Sicuramente c’è un primo step in cui la comunità è scossa, ed incredula si interroga sulle cause. In un secondo momento, subentra la volontà di superare il trauma e di non vedere associato il proprio paese ad un fatto di sangue così drammatico, oggetto di una fortissima pressione mediatica.
Ricordiamoci che certe vicende possono accadere ovunque, non esiste un locus commissi delicti ideale».
Quale difficoltà può incontrare l’avvocato nel difendere l’imputato in un processo come questo?
«La sfida è certamente quella di entrare nella mente di una minorenne per capire le ragioni del suo gesto. Fondamentali saranno le perizie che ricostruiranno la personalità dell’imputata e le dinamiche della vicenda».
Come ritiene sia stata gestito il clamore dell’accaduto dai mass-media?
«La mia esperienza mi insegna che bisogna sempre essere prudenti con i giudizi durante le prime indagini e nei primi sviluppi delle fasi processuali.
Il diritto di cronaca è irrinunciabile, ma lo sono anche il diritto alla difesa e la presunzione di non colpevolezza.
Bisogna trovare il giusto equilibrio.
Sono avversa ad una giustizia populista e vendicativa, nel nostro sistema giuridico ogni pena deve essere emessa tenendo conto del principio di rieducazione del reo».
Era possibile prevedere questa tragedia?
«Alcune dinamiche sono difficili da prevedere perché non sempre ci sono dei segnali premonitori.
Anche quando i genitori non sono manchevoli di niente si possono creare delle tragedie, viceversa non in tutte le famiglie che soffrono un disagio si creano degenerazioni.
Freud afferma che l’uomo ha istinti aggressivi e passioni primitive che portano allo stupro, all’incesto, all’omicidio; sono tenuti a freno, in
modo imperfetto, dalle Istituzioni Sociali e dai sensi di colpa.
Nella personalità di ogni individuo c’è un lato nascosto, oscuro, normalmente represso che, se liberato, ci trasformerebbe in crudeli assassini».
Esistono fattori di rischio che inducono a commettere un delitto?
«Le persone non sono buone o cattive, ma sia buone che cattive, il prevalere dell’una o dell’altra componente dipende dalle circostanze fattuali, dai contesti sociali e dagli stati psicologici (gli impulsi passionali e le forti emozioni). In determinate occasioni chiunque può delinquere ed esprimere i propri impulsi».