L’uso massiccio di internet e, più in generale, il progresso tecnologico hanno fatto da volano alla diffusione di prodotti finanziari e creditizi. E anche se a tracciare in maniera definitiva la rotta sono state le nuove esigenze dettate dal periodo pandemico, ormai l’accesso a trading, investimenti e prestiti online è una pratica comune, entrata da anni a far parte della quotidianità di milioni di italiani, anche quelli privati grazie a siti affidabili come matchbanker.it.
Ma se da un lato la semplificazione nell’accesso al credito rappresenta un vantaggio per il consumatore, dall’altro se non ci si affida a intermediari affidabili aumenta il rischio di incappare in malintenzionati e perdere i risparmi accumulati in anni di sacrifici. È il caso delle centinaia di persone truffate dall’organizzazione italo-albanese che è riuscita a rubare alcune decine di milioni di euro attraverso un sistema di trading fasullo.
Il gruppo criminale, sgominato grazie alla collaborazione tra la Procura di Pordenone, la polizia italiana e quella albanese, aveva messo in piedi un sistema di falso trading online. Operando tramite un vero e proprio call center e con alcuni server dedicati, i criminali avevano costruito un database con oltre 90.000 contatti telefonici di altrettanti cittadini italiani.
Questi ultimi erano le vittime designate, a cui gli operatori del call center proponevano investimenti sempre più redditizi per spingerli ad investire in operazioni fasulle, spesso gestite direttamente dagli operatori, che prendevano il controllo dei computer delle vittime con appositi software. A cadere nella trappola sono stati centinaia di italiani, residenti in tutto il territorio nazionale.
Le indagini, attivate in seguito ad una segnalazione alla Polizia Postale di Pordenone, hanno fatto emergere un sofisticato schema di frode, che vedeva il contatto telefonico delle vittime per investimenti iniziali di importi esigui, con i quali venivano generati profitti incredibili. In alcuni casi il denaro si triplicava.
Così a fronte della consultazione di piattaforme di trading fasulle, realizzate ad arte dalla banda criminale, i malcapitati si convincevano della bontà dell’iniziativa e sceglievano di investire altre somme. L’abilità dei truffatori nel convincere le vittime è confermata dalle oltre 42.000 intercettazioni telefoniche effettuate dagli investigatori. Molti dei truffati hanno versato su conti esteri somme nell’ordine di centinaia di migliaia di euro.
E ogni volta che qualcuno chiedeva di ritirare il proprio denaro, venivano accampate scuse di vario genere, tra cui il pagamento di una finta commissione per lo sblocco del capitale, da corrispondere ad una presunta agenzia dell’Unione Europea.
Lo schema adottato dai criminali prevedeva non solo la truffa con il falso trading, ma anche il riciclaggio del denaro in diversi Stati dell’UE, tra cui Cipro, Lituania e Germania. Il capitale veniva convertito in criptovalute.
Il Procuratore capo di Pordenone e il Procuratore speciale contro la corruzione e il crimine organizzato Spak di Tirana hanno portato alla luce l’articolata attività dei malfattori, tre dei quali sono sottoposti a misure cautelari. A Tirana sono state effettuate anche perquisizioni nelle sedi dei call center e nelle abitazioni degli arrestati.