Scuole di Agropoli riaperte in ritardo per il caldo? Secondo il consigliere di minoranza, Massimo La Porta, i motivi sono altri e sono imputabili ai ritardi di manutenzione.
Scuole di Agropoli chiuse: le polemiche
In realtà, che le scuole potessero aprire in ritardo esclusivamente per le condizioni climatiche, a molti non sembrava un motivo valido. Altri centri che hanno differito il suono della campanella, per lo più medio-piccoli, lo hanno fatto per ragioni legate agli ampi flussi turistici e i disagi, non soltanto per l’inclemenza del sol leone.
Di fatto, che ad Agropoli qualcosa non andasse, si era compreso anche dall’annunciata protesta dei genitori degli alunni della scuola dell’infanzia Mozzillo che per assenza di aule dovranno essere trasferiti in centro. Un provvedimento annunciato con una comunicazione improvvisa e arrivata a pochi giorni dal ritorno in classe, tra le proteste di mamme e papà dei piccoli studenti.
La mozione del consigliere Massimo La Porta
La Porta, quindi, ha deciso di presentare una mozione al consiglio comunale affinché si impegni a creare un tavolo tecnico-politico per la pianificazione e la programmazione dell’edilizia scolastica. Un modo per assicurare anche un raccordo tra le istituzioni presenti sul territorio. A comporlo dovrebbero essere il sindaco e l’assessore delegato, i capo-gruppi delle forze politiche, i dipendenti delle aree lavori pubblici, manutenzione e pubblica istruzione, i dirigenti scolastici e i presidenti del consiglio di istituto delle scuole cittadine.
«Ogni anno – osserva La Porta – si ripetono gli stessi errori nei rapporti tra Comune e Istituzioni Scolastiche».
«L’amministrazione non deve pensare che la scuola risponda all’ente locale, bensì deve valorizzarla e sostenerla nel suo sforzo educativo, ragionando con essa alla pari e condividendo obiettivi comuni – prosegue il consigliere comunale – Ci deve essere la consapevolezza degli amministratori e dei dirigenti scolastici che il futuro della scuola si pianifica insieme. Non più dunque entità diverse ma complementari». Di qui la richiesta di un tavolo tecnico – politico.