Cresce la mobilitazione nei confronti del progetto che, nel comune di Ascea, a due passi dalla Torre di Velia, città riconosciuta come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, zona difesa dal Sindaco Pescatore Angelo Vassallo barbaramente ucciso per aver tutelato il proprio territorio, sta trasformando un edificio religioso in resort di lusso di 149 camere e servizi annessi.
Sulla questione è intervenuta Teresa Rotella, presidente Italia Nostra Cilento Lucano, ribadendo che manca la “cultura e la lungimiranza” in un’operazione similare e sottolineando come la “Legge Per Velia” prevedesse tutt’altro. L’area è estremamente preziosa dal punto di vista storico e culturale, trattandosi di uno dei patrimoni che maggiormente hanno contribuito allo sviluppo della nostra cultura e della nostra identità. Sono questi i luoghi che hanno ospitato la nascita delle nostre civiltà intorno al VII-VI secolo a.C., allorquando si andavano affermando questi principi nel governo delle tante polis fondate da greci che fuggivano dall’assedio persiano.
«Se in un’area che appartiene ad un sito storico-archeologico, interna al Parco archeologico di Velia, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, ai lati di una torre medioevale e di un antico teatro greco ancora vivo e alle rovine dell’antica Elea, fondata dai greci, si arriva ad immaginare solo questa “forma” di sviluppo, allora manca la cultura e manca la lungimiranza di comprendere che un territorio sempre più trasformato dal cemento sarà sempre meno un territorio attraente e richiesto dai circuiti turistici nazionali ed internazionali. Qui la conservazione del territorio, della natura, dell’idea pubblica degli spazi, della spiaggia e degli accessi attorno al sito archeologico era quantomeno obbligatoria». Osservano dall’associazione.
Il riferimento è infatti alla Legge 5/2005 che prevedeva la realizzazione di un PUA specifico da parte del comune e della Soprintendenza per i beni archeologici e per i beni architettonici e per il paesaggio, il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico, per l’area data la sua delicatezza, e che, sostenuto da un fondo di nove milioni di euro per le prime tre annualità, avrebbe dovuto promuovere le trasformazioni ritenute necessarie per ridare un assetto armonico all’abitato di Velia. «In 17 anni l’iter non è stato concluso – specifica Teresa Rotella – Com’è possibile? Eppure il comune aveva conferito un incarico per la realizzazione di questo strumento urbanistico ma a tutt’oggi non c’è nulla!».
E sulla mancata conclusione dell’iter del PUA già nei mesi scorsi si era espresso anche il difensore civico della Regione Campania, l’avvocato Giuseppe Fortunato, rispondendo ad una richiesta del Codacons.
“Come è possibile? – specifica ancora Teresa Rotella – utilizzare la deroga di inedificabilità, in attesa dell’approvazione del PUA, prevista dalla legge regionale esclusivamente per le opere pubbliche. Come è possibile individuare diverse tipologie di attività edilizie in quell’area e riconoscerle di interesse pubblico e far passare tra queste anche un resort privato? Forse per sottrarle al divieto di inedificabilià?”
A tutt’oggi comunque per avversare la costruzione sono intervenuti numerosi parlamentari e sulla questione sono state annunciate interrogazioni ai Ministri Cingolani e Franceschini.