CASTELLABATE. «Esprimo la mia vicinanza ai pescatori, che a causa dell’aumento del costo del carburante rischiano di dover cessare la loro attività; e la estendo a tutte le categorie di lavoratori gravemente penalizzati dalle conseguenze del conflitto in Ucraina». Nei giorni scorsi anche papa Francesco aveva parlato di loro. I pescatori. Tra i lavoratori più minacciati dal caro gasolio che rischia di tenere fermi i pescherecci.
Caro gasolio, pescherecci fermi in porto: la situazione
Una categoria particolare che, fra il divieto di pesca il sabato e la domenica, il cosiddetto “fermo biologico” di 45 giorni, e le condizioni meteo-marine che possono essere avverse nel periodo invernale, finisce per lavorare non più di 160 giorni l’anno. E che ora è al centro di una tempesta perfetta provocata dall’aumento massiccio del prezzo del gasolio per i pescherecci, che è praticamente raddoppiato.
A Castellabate c’è già chi ha dovuto fermare il proprio peschereccio in porto e a mandare a casa il personale (nella foto di Castellabate Live).
I problemi del settore
Il caro gasolio ha portato dal marzo scorso le associazioni datoriali, Alleanza delle Cooperative Italiane Pesca, Coldiretti e Federpesca, a una serie di agitazioni. Compresa la serrata, e cioè a non far uscire più le imbarcazioni dai porti.
Gli armatori chiedono al governo di mettere un tetto massimo al prezzo del carburante, fissato per decreto, oltre il quale non andare.
Dal canto suo l’esecutivo Draghi sta cercando di correre ai ripari con una serie di agevolazioni, che vanno dal rinnovo del credito di imposta allo stanziamento di 20 milioni di euro per fronteggiare l’aumento del carburante.
“Sono misure certamente necessarie – osserva sul punto la Flai Cgil – ma sono comunque dirette al solo sistema delle imprese”.
In attesa di soluzioni le barche restano in porto e i lavoratori a casa senza reddito.