AGROPOLI. Ogni volta che un cittadino di Agropoli riceve una multa, ad esempio per divieto di sosta, deve pagare quasi 20 euro di spese di notifica e accertamento del verbale. Un record nazionale che è finito anche all’attenzione del Parlamento. Il comune cilentano si mette alle spalle Livorno e Sesto Fiorentino che invece addebitano fra i 15 euro scarsi e i 12 euro a ogni residente che deve pagare una contravvenzione notificata per posta.
Spese di notifica, il caso Agropoli
I Comuni devono recuperare – dicono – le spese per le stampanti, le fotocopie, l’inchiostro e tanto altro. Solo che recuperano queste spese anche per le multe notificate via Pec (Posta elettronica certificata), senza uso di carta né stampanti. Fuori concorso Agropoli: 15 euro che addebita perfino il costo di “ricerca indirizzi”.
Il caso all’attenzione dell’Antitrust
«Abuso di addebito di spese» lo chiama l’Antitrust che ha messo in evidenza i dati provenienti dai comuni. Roberto Rustichelli, presidente dell’Autorità di garanzia del mercato e della concorrenza, ha raccontato tutto ciò alla Camera in Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti.
In pochi minuti apre il fronte “spese e multe”: il Codice della strada – ricorda – dispone che «le spese di accertamento e di notificazione sono a carico di chi deve pagare la sanzione».
Per le spese di notifica, nel 2019 Agcom (l’Autorità di garanzia delle comunicazioni) stabilisce che la tariffa «complessiva forfettaria è di 9,50 euro».
Solo che – aggiunge – riguardo «alle spese di accertamento non esistono criteri oggettivi di quantificazione fissati dal legislatore e ogni ente agisce secondo la sua piena discrezionalità spesso perpetrando abusi».
Gli abusi
Rustichelli specifica quali sarebbero gli abusi. «Dall’analisi di alcune delibere di giunta (o determine dirigenziali, ndr) di vari Comuni emerge che ciascuno, nella parte dedicata alla determinazione delle spese, inserisce le più svariate voci: costi di stampa, postalizzazione, costi di acquisto e manutenzione dei palmari per la rilevazione delle infrazioni, manutenzione delle apparecchiature e del programma di gestione del servizio, moduli autoimbustanti, redazione delle distinte delle raccomandate, visure delle banche dati della Motorizzazione e così via».
È singolare anche che pure i costi delle visure si diversifichino da Comune a Comune. Livorno, ad esempio, prevede un addebito di 1,83 euro per l’accesso alle banche dati per le visure, un euro in più del “carissimo” tariffario di Agropoli. Ma poi il Comune cilentano recupera alla grande con 9,20 euro di spese per modulistica, stampanti cartucce, manutenzione apparecchi, sia ordinaria che straordinaria.
Tanto che in quel caso il totale della spesa a carico del cittadino per ogni multa diventa di 19,50 euro. Con un dato che non sfugge ad Antitrust: addirittura, quando Agropoli deve notificare tramite Pec le contravvenzioni, fa salire a 14,20 le spese “varie” per modulistica, stampanti, cartucce, manutenzioni.
Alla commissione parlamentare di inchiesta Rustichelli denuncia con forza che in alcuni casi «la discrezionalità dei Comuni denota come gli stessi enti locali siano arrivati anche a duplicare voci di spesa (addebitate ai cittadini)».
In un caso – insiste Rustichelli – «un Comune include sia i costi di stampa sia quelli per cartucce e nastri stampanti. Inoltre mentre vi sono Comuni che ritengono sufficiente quantificare le spese di accertamento (verbali) in 2,50 euro (è il caso di Sesto Fiorentino) vi sono vari Comuni che richiedono addirittura 10 euro per questi stessi costi. Si parla di un rincaro del 400%.
La discrezionale definizione di tali spese, a livelli così elevati, si traduce in uno sfruttamento del consumatore/cittadino che è costretto a pagare tali spese, appunto, in virtù di una previsione di legge, senza poterne contestare l’ammontare in alcuna sede».
Oggi, dunque, la situazione è questa: il Codice della strada obbliga chi prende la multa a pagare le spese di notifica e le spese di accertamento del verbale. La legge, però, determina con precisione sono quali siano le spese di notifica degli atti giudiziari: 9,50 euro a verbale. Non c’è norma che definisca quali siano né a quanto ammontino le spese di accertamento dei verbali. E quindi – ammette Rustichelli – il «cittadino è indifeso. Perciò è assolutamente necessario pre-determinare con una legge l’ammontare di un costo standard valido per tutti i Comuni, ispirato a criteri di ragionevolezza, reale correlazione ai costi, trasparenza e non discriminazione».
In assenza di una legge che fissi quali siano i costi di accertamento e gli eventuali tetti, non si possono accusare i Comuni di compiere atti illeciti. A meno che, appunto, non addebitino ai cittadini due volte la stessa spesa.