15 maggio 1979. All’alba di quel martedì scattò ad Albanella l’operazione che portò all’arresto di Raffele Cutolo, fondatore della NCA (Nuova Camorra Organizzata). Cutolo, che precedentemente era evaso dal manicomio criminale di Aversa (il 5 febbraio 1978) venne catturato in un casolare ad Albanella e successivamente recluso nel carcere di Poggioreale.
La morte di Raffaele Cutolo
Il boss, dopo una lunga malattia, è morto il 17 febbraio del 2021; aveva 79 anni ed era il carcerato al 41bis più anziano.
Cutolo morì alle 20.21 all’ospedale Maggiore di Parma. Nell’ultimo periodo era stato più volte trasferito dal carcere al reparto ospedaliero. Nel respingere l’ultima istanza di differimento della pena, fatta dalla difesa del boss per le condizioni di salute, il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva sottolineato, a giugno 2020, come le sue condizioni fossero compatibili con la detenzione. Ma soprattutto come, nonostante l’età, Cutolo fosse ancora un simbolo.
“Si può ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma“, scrissero i giudici, sottolineando che “Nonostante l’età e la perdurante detenzione rappresenta un ‘simbolo’ per tutti quei gruppi criminali” che continuano a richiamarsi al suo nome.
La latitanza e l’arresto
Albanella fu un luogo importante per Raffele Cutolo. Qui trascorse gli ultimi periodi della latitanza. Ad arrestarlo furono oltre 100 uomini, tra carabinieri e reparti speciali.
Nonostante la sua fama di criminale spietato, Cutolo non oppose resistenza. Anzi, quando vide i Carabinieri, si affacciò alla finestra in pigiama e disse: “Ditemi quello che devo fare e io vi obbedirò. Non sparate. Sono un uomo inerme”.
I Carabinieri arrivarono al casolare di Albanella grazie a una telefonata fatta dal “professore” stesso a un giornalista, nella quale intimò ai rapitori di Gaetano Casillo di liberarlo. L’operazione fu condotta dal colonnello Barrio.
Insieme a Cutolo furono arrestati anche la sorella Rosa, il suo “figlioccio” Roberto Liguori, di 17 anni, e i proprietari del casolare. Durante la perquisizione, i militari trovarono un vero e proprio arsenale: sei pistole, due fucili, munizioni e 10 grammi di cocaina.