Sabato 26 Giugno si è tenuta presso Casa Natura a Laurito la presentazione del progetto “Nobili Cilentani” promosso dalla Comunità Montana Bussento, Lambro e Mingardo.
Nei saluti iniziali il Presidente, Vincenzo Speranza, ha illustrato le finalità dell’attività progettuale avviata grazie al finanziamento del GAL Casacastra volte a coinvolgere attivamente gli allevatori in un percorso di ricerca della durata di 24 mesi e a farne diventare i reali protagonisti attraverso la creazione di un disciplinare nel settore della filiera del latte e della carne, con lo scopo di innalzare il livello qualitativo della produzione per arrivare ad un prodotto di eccellenza da collocare sul mercato.
La sfida di partecipazione attiva, oltre alle aziende partner del progetto, ha visto al momento circa 50 adesioni da parte delle realtà zootecniche che rappresentano una base di partenza importante per avviare un percorso di crescita sul territorio. Il Presidente ha puntualizzato che per anni ci si è sforzati di cercare nuovi mercati quando il primo mercato in cui introdurre elementi di consapevolezza nuova per favorire la crescita delle imprese del nostro territorio è proprio il Cilento.
Per questo si è voluto coinvolgere nel progetto anche ristoratori ed albergatori rappresentati da Sandro Legato, Presidente del Consorzio di qualità. Questa rappresenta la formula vincente nonostante le ataviche e storiche difficoltà del territorio restio a modificare i propri atteggiamenti.
Nel ringraziare la Comunità Montana che ha saputo cogliere l’opportunità che i fondi europei mettono in campo per le aree rurali ed interne per favorire innovazione e plaudendo al sistema dell’Unione Europea che individua i sostegni per il territorio, Pietro Forte, Presidente del GAL Casacastra, ha asserito che occorre investire nella ricerca per non far morire un territorio. È un dovere delle PA accompagnare queste aziende in un percorso di crescita e sviluppo. Il GAL ha infatti avviato in questi anni una pianificazione che arriva dal basso con la certezza che chi si inserisce ora nell’agricoltura lo fa con maggiore consapevolezza ed in modo più organico rispetto al territorio.
Occorre unire il mondo della produzione a quello degli albergatori e ristoratori che in altri territori è molto più sviluppato e dare alle aree interne le stesse opportunità delle aree di maggiore attenzione sostenendo chi in questo territorio vuole investire pianificando la propria vita là dove sono nati i propri genitori e nonni.
Nel suo intervento Sandro Legato, Presidente del Consorzio di Qualità, ha sottolineato il ruolo strategico del consorzio nella comunicazione tra la politica e la base imprenditoriale e l’esigenza di un disciplinare per avere un prodotto omogeneo e di qualità da poter proporre e vendere agli ospiti delle strutture turistico-ricettive per far sì che vadano via dal nostro territorio con un pezzo che rappresenta idealmente il sacrificio di chi con dedizione li produce.
Il ricercatore sociale Alessandro Scassellati ha sottolineato che, obiettivo del progetto, è di costruire un ponte tra mondo accademico impegnato nella ricerca e nello sviluppo di metodi innovativi e gli allevatori fino ad ora abbandonati a sé stessi. La ricerca scientifica si è ad ora dedicata agli allevamenti industriali intensivi e non a ai piccolo-medi allevatori che rappresentano il maggior numero dei rappresentanti di questa realtà. Su questo territorio è presente un modello diverso che sembra antico è millenario e che paradossalmente oggi diventa iper-moderno. Il tipo di agricoltura promosso dalla rivoluzione verde e che incentivava un aumento della produzione, oggi rappresenta una delle maggiori minacce alla nostra sopravvivenza come specie umana sul pianeta. Il tema principale è scoprire strade alternative ragionando su modelli più sostenibili che non fanno uso di prodotti di sintesi chimica e non inquinano.
Il Metodo Nobile adottato in questo studio costituisce un modello innovativo che riscopre un vecchio metodo. Gli obiettivi sono evidenziare gli elementi di criticità e gli aspetti legati all’azienda come gruppo familiare che ci lavora e capire se ci sono dei giovani su cui investire per il futuro; ragionare su dei servizi che possono rendere più facile l’attività in questo settore come il rapporto con gli albergatori; costruire un sistema di commercializzazione dei prodotti; innalzare il livello di qualità dei prodotti e commercializzarli ad un prezzo adeguatamente remunerato.
Tra i fini del progetto vi è costituire una consulta in cui la CM si fa carico politicamente rispetto ad alcune delle tematiche riconoscendo gli allevatori come soggetti che fanno economia e garantiscono il presidio del territorio non abbandonandolo. L’economista agrario Michele Cerrato sottolinea l’importanza economica del comparto zootecnico secondo i dati raccolti nei 24 comuni della CM in cui sono presenti 391 allevamenti. Nonostante il peso provinciale dell’allevamento di questo territorio sia notevolmente basso, la maggioranza di queste realtà hanno dimensione riconducibile ad attività da reddito. Occorre definire una strategia di un percorso per la valorizzazione di queste particolari attività zootecniche che nella loro quasi totalità presentano un’organizzazione a conduzione familiare. Sul territorio sono presenti molte aziende di piccole dimensioni e poche di dimensione economica più grande. Questo sistema bipolare rappresenta un’opportunità. Non bisogna impiantare nel Cilento allevamenti intensivi che hanno creato disagi per l’impatto ambientale. Le piccole stalle non forniscono reddito adeguato ma offrono il pregio di dare sostegno al territorio.
La ricerca studierà l’organizzazione di queste famiglie, le loro potenzialità verso l’innovazione e le indirizzerà nella ricerca di un mercato che trattandosi di modeste produzioni, non dovrà andare oltre i confini regionali. Occorrerà far capire ai ristoratori quali sono gli elementi distintivi qualitativi di queste produzioni. Servono delle azioni dal punto di vista economico per organizzare le attività nel quadro di riferimento attuale fornendo delle linee guida. Con il Prof. Raffaele Sacchi del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli si è entrati nel vivo del lavoro scientifico di caratterizzazione dei prodotti attraverso un programma di misurazione dell’incremento qualitativo dei prodotti di origine carnea e lattiero-casearia per l’esame dei contenuti aromatici e vitaminici. Per dare valore aggiunto alle nostre produzioni occorre immaginare che questo progetto dei Nobili Cilentani possa diventare un marchio che certifica un certo iter di produzione ed ha alla base alcune caratteristiche sensoriali e nutrizionali misurabili.
Lo studio ha rilevato l’importanza dell’alimentazione. La conoscenza del metabolismo e del benessere dell’animale determina caratteristiche
diverse del prodotto. Si sta lavorando sui profumi e sugli odori, sulla caratterizzazione sensoriale ed aromatica per verificare differenza qualitativa tradotta in valore aggiunto da dare al consumatore.
Occorre ottimizzare le tecniche di allevamento naturali in un processo di razionalizzazione dei percorsi tradizionali che portino all’esaltazione di queste caratteristiche di pregio delle carni, delle uova e dei prodotti lattiero-caseari apportando linea guida di produzione che assicurino al prodotto delle caratteristiche di superiorità percepibili dal ristoratore; bisogna creare rete tra utilizzatori e quelli che possono dare valore aggiunto al prodotto e procedere ad una ricostruzione multifunzionale delle imprese. Una filiera corta evoluta con diversi attori e la consapevolezza che un prodotto tipico si valorizza nel proprio luogo di produzione con il trasferimento di questa esperienza ai nostri ospiti e alla nostra popolazione, un processo di nobilitazione che razionalizza le esperienze attraverso l’identificazione di un protocollo per offrire prodotti di qualità.
L’incontro si è concluso con una degustazione guidata di Roberto Rubino, Presidente di Anfosc, che, attraverso l’esame del colore, odore, intensità e persistenza dei formaggi, ha illustrato come sia fondamentale comprendere il livello qualitativo di un prodotto e di quanto il prezzo debba essere commisurato al valore.
Le differenze nella qualità sono dovute all’alimentazione del bestiame e alle condizioni di allevamento, occorre inoltre, lavorare ad un processo di stagionatura per incrementare le qualità del prodotto caseario.
Le conclusioni del Presidente Speranza sottolineano, in un incontro che non vuole essere uno sterile convegno, come l’importanza di un progetto di miglioramento della qualità accompagnato da un aumento del prezzo del prodotto si ponga come stimolo per gli allevatori, come il loro coinvolgimento in un collettivo di lavoro in cui ognuno possa dare il proprio contributo sia fondamentale per raggiungere la consapevolezza
che questo processo possa diventare un’occasione di lavoro in maniera dignitosa e professionale per le nuove generazioni.