Cilento

Capaccio Paestum, Roberto Squecco lascia il carcere. Per lui resta il divieto di dimora

Venute meno le esigenze cautelari Roberto Squecco lascia il carcere: per lui resta il divieto di dimora in Provincia di Salerno

Redazione Infocilento

25 Maggio 2021

CAPACCIO PAESTUM. Lo scorso febbraio i giudici, dopo gli interrogatori di garanzia, confermarono le misure cautelari per Roberto Squecco. Era lui il personaggio al centro dell’inchiesta “Le Croci del Silaro” che aveva coinvolto undici persone, tra cui l’ex moglie di Squecco, altri familiari e fedelissimi responsabili, a vario titolo, di intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, auto-riciclaggio, peculato, abuso d’ufficio e falso, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Roberto Squecco torna in libertà

Ora Roberto Squecco torna in libertà. Dallo scorso gennaio era detenuto presso il carcere di Fuorni. Accolta l’istanza della difesa: venute meno le esigenze cautelari l’imprenditore può tornare libero ma non a Capaccio Paestum poiché resta la misura del divieto di dimora in Provincia di Salerno.

L’operazione Croci del Silaro

L’operazione “Croci del Silaro” era scattata a gennaio e oltre all’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di Squecco ed altre 10 persone aveva portato al sequestro di 16 milioni di euro.

L’attività d’indagine trovava la sua genesi negli avvenimenti successivi al voto amministrativo per l’elezione del Sindaco del Comune di Capaccio Paestum del 9 giugno 2019 quando erano stati denunciati alcuni episodi di utilizzo “improprio” di mezzi di soccorso del 118 del tipo ambulanze che avevano inscenato un “carosello” tra le strade della cittadina di Capaccio Paestum per festeggiare il risultato elettorale.

Le indagini avevano permesso di raccogliere evidenze probatorie che consentivano di inquadrare l’imprenditore salernitano “quale gestore di fatto di tutte le associazioni che operavano nel settore del trasporto infermi e delle collegate società di onoranze funebri, associazioni e società solo formalmente intestate a parenti e collaboratori di Squecco”.

“In particolare, la figura dell’imprenditore emergeva anche per i precedenti penali di rilievo e per essere stato già sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale; nonostante ciò, continuava ad avere dirette interlocuzioni con le amministrazioni pubbliche, gli enti, i clienti, i collaboratori ed i fornitori, affatto giustificabili con il suo ruolo di dipendente di una delle società funebri controllate e di mero volontario delle associazioni/onlus allo stesso riconducibili. Ed invero, lo stesso ricopriva formalmente ruoli marginali all’interno delle società ed associazioni a lui riconducibili al solo fine di non farne trasparire la titolarità e gestione diretta nel tentativo di eludere l’eventuale applicazione a suo carico di misure di ablative in sede di prevenzione”.

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