Non un diario o una raccolta in versi ma un robusto romanzo, vellutato di intrecci, capace di trapuntare eventi con sentimenti, snodato sulle due clessidre del tempo reale e del Kronos interiore dell’attesa e del sogno. Ecco cosa ci regala la dottoressa Manuela Fagone, psicologa palinurese a cui dobbiamo le pagine di “Ho sognato che bussavi alla mia porta”.
La brillante autrice, in una calma serata di preludio all’estate, ci presenta la “sua creatura”, che lei sente non come prodotto od obiettivo, ma come un figlio, un’intrinseca parte di sé, partorita e gestata con intenso investimento di sacrifici, perdite, bilanci. Manuela ci presenta la sua creatura ….e lo fa con un’emozione dirompente, condivisa, nella voce e negli sguardi, da tutti i presenti all’incontro, vivendo la scrittura senza forzature ideologiche o stucchevoli pose culturali, ma come viaggio dell’anima. Un viaggio condiviso con amici, familiari, volti autorevoli che stimano e conoscono Manuela, comprendendone appieno l’iter – umano e percettivo del mondo – a cui si deve l’incipit di questo straordinario “cosmo” letterario. Un percorso sulla sedia a rotelle, spesso deragliato sulle strettoie del pregiudizio, dove la diversità rischia di divenire un dosso, una frana…una rovinosa voragine. Un’esplorazione che, proprio nei momenti dell’impossibilità di correre con o come gli altri, si è avvalso di attimi in più per vedere altro e oltre.
La forza che la piccola/grande scrittrice ha saputo trarre anche dai limiti della sua condizione è sicuramente la cifra centrale di queste pagine. Col suo cellulare, a fronte di chi sprofonda nelle fascinazioni del virtuale, la dottoressa Fagone ha ideato un taccuino d’eccellenza e, nel corso di una lunga e complessa elaborazione creativa, dipanando ricordi ed esperienze, è scampata alle correnti dell’imponderabile deprimersi, ergendosi a scopritrice abilissima delle emozioni, sul tracciato degli equilibri maestri. La fame di una pseudo-normalità dai confini mai evidenti è miracolosamente evaporata in empatia, spirito analitico, sensibilità….doti che camminano su passi dai traguardi superni e dai sentieri articolati. Ella ha saputo – perché “guadagnato” consapevolmente – trasformare i NON ( ho, sono, faccio….) in bussole magneticamente potenti, in grado di restituirle anche le rotte più lontane.
Scrivere per lei è stato ri-vivere, scovare le chiavi che rendono le porte più arrugginite ( lutti, solitudine, disabilità) veri e propri scrigni verso dimensioni parallele in cui il sogno si avvera. In cui le forze del cuore acquistino un’elettricità che ha dell’indicibile! Che suda coraggio, emana calore, riempie i vuoti del pietismo. Grazie a chi, come la dottoressa Fagone, resiste agli urti di un esistere non sempre semplice e lineare, coltivando fiori su terreni in apparenza aridi da cui provengono fragranze a dir poco uniche. A coloro che non compenetrano a fondo la bellezza dell’arte dello scrivere, che non ne colgono l’energia terapeutica. Che faticano a scovare in una pagina una pluralità di universi preclusi agli spazi comuni dietro la copertina, rivolgo l’invito a tuffarsi nel sogno oltre quella porta. Non serve bussare…. È già aperta! Viva la lettura! Viva la vita! GIANLUCA VENEROSO