“Lei Signor Scola, dove sta andando!”. Mi giro con la faccia disinvolta, cerco di dissimulare il tutto. Era la prima volta in vita mia che qualcuno mi chiamava: “ Signore”. Avevo appena diciassette anni. Quel giorno l’avevo fatta grossa. Non lo dimenticherò mai. Durante l’assemblea d’Istituto avevo tentato una fuga con i miei compagni. Con l’incoscienza tipica dell’età, volevo scavalcare un muricciolo cinto con del filo spinato. Per far cosa? Fuggire durante l’Assemblea d’Istituto, come avevano già fatto molti miei compagni di classe. Gironzolare per il centro di Agropoli senza meta. Il Professore Nigro ci coglie in flagranza di reato. Guarda me e gli altri due fuggiaschi in modo severo: “I signori vengano dietro di me in Presidenza.” Noi paurosi. Le gambe tremavano come mai era successo prima. Ci fa accomodare in Presidenza e ci dice: “Vediamo, che cos’è l’Assemblea d’Istituto? A cosa serve? Vediamo se è meglio scappare o rimanere? Leggiamo insieme: “L’assemblea d’Istituto è senza dubbio uno dei momenti più importanti … è il momento in cui gli alunni hanno l’occasione di esporre le loro problematiche e i rappresentanti di illustrare le decisioni del Consiglio d’istituto a tutta la popolazione studentesca…si ispira all’articolo 18 della Costituzione…la conoscete o no la Costituzione?” Noi ci sentivamo male.
Ad un certo punto ci dice: “Domani venite accompagnati dai vostri genitori”. Terrore e panico nel dover raccontare a casa le cose successe. Allora si rischiavano punizioni esemplari. Preghiamo il nostro Vice Preside di non avvertire i nostri genitori. Non ci fu niente da fare. Mi ricordo ancora le parole del Prof. Nigro: “Un giorno mi ringrazierete”. Quell’anno la gita scolastica per me e per i miei compagni di (s)ventura saltò definitivamente. Qualche anno dopo incontrai il Prof. Nigro da Preside dell’Istituto G. Vico di Agropoli. Erano passati anni, io ero un giovane tirocinante aspirante Docente. Mi accolse con grande cortesia e mi confessò di aver seguito la mia storia universitaria grazie ai rapporti frequenti con mio fratello Giuseppe che era stato suo alunno. Parlammo di tutto.
Mi diede tanti consigli che spero di aver applicato nei miei anni di insegnamento fin’ ora. Mi colpi il suo essere ancora più Insegnante in quel momento :“Fare il Preside è completamente diverso -mi disse- ogni tanto ho un sogno, portare la mia vecchia Divina Commedia in classe e cominciare a spiegare: “Paolo e Francesca”. Ogni azione del processo educativo parte dal cuore. Poi il tutto si traduce in passione ,cura, attenzione. Insegnare è sottrarre gli alunni a quella routine polverosa e noiosa che inaridisce i pensieri. Per questo c’è bisogno sempre di scavalcare un muro. Come quello che caro Roberto non ti riuscì tanti anni fa”. Dopo tanti anni si ricordava ancora quell’episodio. Era cambiata solo una cosa. Non mi chiamò Signore, mi diede del tu. Grazie Prof Nigro, che tu possa riposare in pace.
Roberto Scola