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Agropoli, il mondo della notte dimenticato. Intervista ad Anacleto Santangelo

Anacleto Santangelo ha iniziato la sua carriera come vocalist. Oggi studia da doppiatore a Roma. Il suo messaggio di speranza alla categoria

Annalisa Siano

9 Aprile 2021

A un anno dallo scoppio della grande pandemia provocata dal Covid-19, in tutto il mondo si sono registrati ingenti danni all’apparato economico e anche nel Cilento, come nel resto delle zone d’Italia, permangono figure professionali, che appartengono a categorie e settori del mondo del lavoro, che oltre ad essere cadute nel dimenticatoio, sono prive di sostegni da tempo.

Cerimonie rinviate a date ancora da ridefinire, gli spalti degli stadi privati della loro anima, i musei, i cinema e i teatri abbandonati e con essi quel capitale di risorse umane che ruotava al loro interno. Sono uomini e donne che hanno un nome, un cognome, una dignità, una casa, una famiglia, dei progetti, dei sogni nel cassetto e voce per urlare.

Il mondo della notte non rappresenta solo caos e divertimenti, come si suole credere, ma è fatto di imprenditori, professionisti, intrattenitori, artisti che con sacrificio e passione si sono impegnati alla realizzazione di entusiasmanti realtà sul territorio.

A ricordarcelo è Anacleto Santangelo, giovane agropolese, che di strada ne ha fatta per formarsi e arrivare dritto al cuore del suo pubblico.
Classe ‘90, un’ infanzia trascorsa nel Cilento, oggi lavora nella capitale romana come doppiatore.

La sua passione per lo spettacolo è iniziata quasi per gioco, all’ età di 14 anni, quando insieme ad un amico dj cominciarono a scherzare su dei mixati, con delle presentazioni registrate, facendone poi una personalizzata e incidendola su cassetta, poiché i CD ancora non esistevano. Sempre insieme, iniziarono a organizzare delle piccole feste, che ottennero grande riscontro in paese, fino all’età di 18 anni, quando crearono una propria organizzazione, i 69group, a cui Anacleto deve la sua prima esperienza su un palcoscenico importante!

Negli anni ha mirato ai grandi palcoscenici nazionali, ricevendo tante soddisfazioni e arricchendo il proprio bagaglio di esperienze.
Attualmente prende parte anche a NOSTALGIA90, il party anni 90 numero 1 d’Italia. Nel frattempo i suoi studi non si sono arrestati mai, anche perché il doppiaggio consiste in un continuo studio sulla voce.

Anacleto, come hai iniziato la tua attività?

Il mio percorso come vocalist è iniziato nella mia Terra, il Cilento, poi naturalmente per ampliare i miei studi e le mie conoscenze sul doppiaggio, ho dovuto, come tanti miei coetanei, fare la valigia e andare fuori, dove con impegno e dedizione, mi sono dedicato alla crescita di tutto ciò che sono oggi.
Il mondo della notte e le discoteche sono state per anni, la cornice brillante e appagante del mio lavoro e adesso, purtroppo, rappresentano inevitabilmente un luogo di assembramento.

Per te che sei un ragazzo che si è fatto da solo, che ha trasformato la sua passione in un lavoro e ha scelto di andare fuori per formarsi e operare, a un anno dall’emergenza sanitaria, reputi sia giusto mettere da parte la tua categoria?

La salute collettiva ha, senza dubbio, la priorità su tutto al momento, sarebbe bene però non dimenticarsi dei tanti figuranti che hanno investito sulla loro professione e che oggi stanno a casa, senza aiuti economici, né l’ombra di sostegni per un’eventuale ripresa. Siamo abituati a vedere il prodotto finito, ad arrivare in un locale e trovare musica e atmosfera, inconsapevoli di tutte le risorse umane che ci sono dietro, per fare di una serata, la più divertente della nostra vita.

Discoteca chiusa non equivale solo a pena per dj, per vocalist, per PR, in quanto esistono innumerevoli altre figure, come l’addetto al montaggio dell’impianto, c’è chi si occupa dell’accoglienza al guardaroba, chi della sicurezza, c’è la tipografia che mette in stampa la pubblicità dell’evento, chi ha il parcheggio delle auto in gestione, ci sono i barman, le bar lady e ciò che mi duole premere, è che spesso nelle realtà come quella di Agropoli, sono proprio i giovani del posto a ricoprire tali ruoli.

Quale messaggio di speranza senti di inviare a chi opera nel tuo stesso settore?

Sento di invitare tutti i miei colleghi a tenere duro, a non mollare i proprio progetti a causa della criticità del momento, a reinventarsi dove possibile e a spingere in un pronto aiuto degli amministratori.
Con la speranza che presto torneremo ad alzare le mani al cielo, ad innamorarci in pista e a fare casino fino al mattino.

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