CAPACCIO PAESTUM. C’è anche un terreno di 4600 metri quadri a Zimbor, in Romania, tra i beni sequestrati nell’ambito dell’operazione scattata questa mattina nella città dei templi e coordinata dalla Procura di Salerno. Non solo: sigilli anche ad altri beni mobili e immobili riconducibili all’imprenditore Roberto Squecco per un totale di 16 milioni di euro (sequestrate una società, 2 associazioni di soccorso, 26 automezzi, 7 conti bancari e 13 terreni, 12 dei quali a Capaccio Paestum). L’attività posta in essere dalla Squadra Mobile fa segnare anche un record: quello di Zimbor è il primo bene sequestrato tramite l’attivazione della procedura introdotta dal Regolamento (Ue) 2018/1805 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 novembre 2018. La nuova procedura è entrata in vigore il 19 dicembre: stabilisce il riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca dei beni mafiosi in tutti i paesi dell’Unione Europea.
L’inchiesta della Dda salernitana denominata ‘Croci del Silaro’ riguarda le infiltrazioni criminali nei servizi di trasporto infermi e delle onoranze funebri. Le accuse, stando alle prime indiscrezioni, vanno dall’intestazione fittizia di beni al riciclaggio, al reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, auto-riciclaggio, peculato, abuso d’ufficio e falso, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Oltre a Roberto Squecco sono altre 9 le persone finite nel mirino della Procura salernitana. Il re delle pompe funebri era stato già condannato per tentata estorsione. Finì nuovamente all’attenzione delle cronache nel 2019 quando le sue ambulanze sfilarono in corteo per la vittoria elettorale di Franco Alfieri. La ex moglie di Squecco, Stefania Nobili (finita ai domiciliari), è capogruppo di maggioranza. Ai domiciliari anche Mario Squecco, Donato Potolicchio, Giuseppina D’Ambrosio, Domenico Sorrentino, Assunta Salerno e Michele Montefusco. Divieto di dimora per Gerarda Montella, ex responsabile dell’Unità Emergenza-Urgenza dell’Asl di Salerno.
La Fondazione Angelo Vassallo, tramite il presidente Dario Vassallo, ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta (leggi qui)