AGROPOLI. Il duo “Dual J”, all’anagrafe Ylenia Lamagna e Marco Tornese, bagna il suo esordio musicale con “L’Italia di Vincenzo”.
Un brano, dallo stile un po’ retrò adattato ai giorni nostri, un pop/rock fresco e orecchiabile, che ha già raggiunto in meno di 48 ore dalla pubblicazione del video ufficiale oltre 1.000 visualizzazioni su Youtube.
La canzone, un prodotto “Made Agropoli”, è stata infatti arrangiata da un altro talento del territorio, Luciano Tarullo, mentre la produzione del video è stata affidata alla “Mekanè” di Attilio Rossi.
Un gioco di squadra che si è avvalso della preziosissima collaborazione di valide realtà locali, quali la scuola “ExOrto Danza” ed il centro di formazione “Multiservice di Lucilla Baglivo”.
In esclusiva, i “Dual J” si raccontano ai microfoni di “Infocilento”.
Ciao ragazzi, partiamo da “L’Italia di Vincenzo”, come è nato e cosa vuole trasmettere?
È un brano che parte da molto lontano in realtà. Prima di ogni cosa c’è da dire che “L’Italia di Vincenzo” non nasce come canzone, bensì come una serie di riflessioni fatte a fine giornata, che Marco ha iniziato a mettere nero su bianco dal 2010 in poi. Riflessioni che nascono dal quotidiano, molti infatti sono i riferimenti a persone di sua conoscenza e diversi gli episodi di vita vissuta realmente accaduti.
Frasi che nel corso degli anni hanno iniziato ad avere un filo conduttore: il lavoro. Abbiamo attraversato un periodo storico molto buio (non quello attuale sia roseo), nel quale ogni giorno, ormai, al tg si era soliti apprendere di persone che si erano tolte la vita per problemi lavorativi. Di qui l’esigenza di dare parola e restituire giustizia a chi, evidentemente, non si è sentito parte di uno stato molto distante dai reali problemi del paese, a chi non si è sentito rispettato, ma abbandonato e calpestato nella dignità.
Un brano, a mani giunte con un altro artista del Cilento, a cui fanno da sfondo gli angoli più suggestivi della cittadina cilentana.
Quanto è importante oggi riuscire a lavorare in team? E quanto sono profonde le vostre radici nel territorio?
Siamo molto legati al territorio e andiamo fieri della nostra provenienza; tanto è vero che non perdiamo occasione di fare riferimento ad Agropoli quando presentiamo il nostro progetto, e la stessa “L’Italia di Vincenzo” rappresenta fondamentalmente un uomo meridionale, quello verace, quello che fa dell’arte dell’arrangiarsi uno dei propri punti di forza.
Proprio dal territorio siamo voluti partire per realizzare questa canzone, dalle persone competenti e disponibili, che non hanno mancato di mostrarci una volta di più tutto il loro supporto.
Luciano Tarullo non ha bisogno di presentazioni: ha sposato da subito la proposta di occuparsi dell’arrangiamento e non avremmo potuto sperare di meglio, visto e considerato che il suo background artistico si confà perfettamente allo stile e all’impronta del brano.
Lo stesso dicasi per la professionalità dimostrata da Attilio Rossi e da tutto il suo team Mekanè nella produzione del video ufficiale.
Ma è stato un lavoro corale, di squadra, nel quale senza l’aiuto di tutti non avremmo raggiunto il prodotto di cui andiamo fieri: dalle comparse ai ruoli principali nel video, passando per gli oggetti di scena e la messa a disposizione delle location, non ci stancheremo mai di ringraziare Lucilla Baglivo (Multiservice) e Piero Leccese (ExOrto Danza).
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando e come vi siete avvicinati alla musica?
Beh, si può dire che Ylenia sia nata con la musica nelle vene (da solista ha già diversi singoli all’attivo) mentre Marco è stato sostanzialmente fino ad oggi sempre dall’altra parte delle cuffie. Abbiamo però sempre saputo della nostra passione in comune fin dai tempi del liceo (ci siamo conosciuti proprio tra i banchi dell’istituto A.Gatto) ed in effetti era in cantiere da anni l’idea di far nascere qualcosa di bello.
Un’idea che sembrava essersi arenata quando abbiamo concluso il percorso scolastico, salvo poi riaffiorare nel gennaio 2019: in occasione di una reunion di classe Ylenia è venuta a conoscenza del testo de “L’Italia di Vincenzo” quasi per caso e ha deciso che sarebbe dovuto diventare una canzone, senza se e senza ma.
I nostri stili di partenza sono leggermente distanti, per usare un eufemismo, ma il nostro punto di forza – crediamo – è proprio quello di riuscire a trovare ogni volta una sintesi tra le diverse sensibilità artistiche.
A cosa si deve la scelta del vostro nome d’arte?
Sappiamo già che leggendoci i nostri ex compagni di classe rideranno, e ridiamo anche noi, ma la sua origine è buffa. Anche il nome Dual J, infatti, trova le sue origini tra i banchi del liceo: Marco ha sempre chiamato Ylenia con i soprannomi più disparati, uno su tutti JJ (non chiedetegli il perché, non lo sa nemmeno lui).
Così, al momento di scegliere un nome per la nostra formazione, abbiamo subito pensato entrambi a quel fantomatico JJ, di qui la versione estesa Dual J, che vuol dire proprio doppia J.
Al netto dell’attuale incertezza dovuta al momento, quali sono i vostri prossimi progetti in cantiere? Cosa dobbiamo aspettarci in futuro dalla musica dei Dual J?
Stiamo già lavorando al prossimo singolo e, in verità, anche ad un album. Dobbiamo ancora decidere se si tratti di un EP o di un CD vero e proprio: abbiamo 6-7 canzoni già scritte ed è possibile che se ne aggiunga qualche altra prima di concludere questo capitolo.
Non vi sveliamo altro per il momento, se non che sarà possibile trovare un mix di stili ed influenze, con un occhio di riguardo alle tematiche sociali.
Ci teniamo a questo aspetto perché per noi è molto importante comunicare qualcosa, oltre ad emozionare, e la musica si presta perfettamente a questo duplice scopo.