POLLICA. Era Procuratore del Tribunale di Vallo della Lucania Gianfranco Grippo quando, 10 anni fa, veniva ucciso il sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Intervistato da Il Mattino l’ex procuratore vallese ricostruisce i fatti e le indagini, difendendo proprio le modalità con cui vennero condotte, non mancando di esprimere perplessità su alcuni aspetti della vicenda.
Grippo ricorda: «Fu il collega Alfredo Greco ad intervenire sul posto, a disporre i primi atti di indagine. Ricordo anche che dopo poco tempo – ripeto: uno o due giorni dopo – nacque la convinzione che l’omicidio Vassallo potesse essere legato a metodi o vicende di camorra, determinando la trasmissione degli atti a Salerno. Un’intuizione confermata anche dal fatto che, in tutti questi anni, la Procura di Salerno l’inchiesta se l’è tenuta, mentre, se avesse ravvisato il carattere non camorristico del delitto, avrebbe dovuto rispedire il fascicolo a Vallo».
La pista della camorra, ipotizzata dalla Procura Vallese, sembra dunque essere quella giusta. Eppure non mancano lati oscuri sulla vicenda: nell’ultimo anno la trasmissione di Italia1 Le Iene, nel condurre un’inchiesta sull’omicidio Vassallo, ha evidenziato alcune criticità. Ad esempio negli attimi successivi al ritrovamento del cadavere si ipotizzò la presenza di un numero eccessivo di persone che avrebbero potuto anche inquinare il luogo del delitto. «Ho anche io questa convinzione. E sono altrettanto convinto che il collega Greco abbia dato le doverose disposizioni per rendere asettica la scena del delitto», dice Grippo.
Allora perché tutto ciò è accaduto?
«Sulle prime non arrivarono i reparti investigativi dei carabinieri, ma si mosse la stazione locale, c’erano militari che decisero di far passare persone del posto, che poi potrebbero aver contaminato la scena del delitto. Non so se è stata una contaminazione decisiva per la non risoluzione del caso, questo lo può dire solo Franco Roberti e chi come lui a Salerno ha avuto gli atti del fascicolo in tutta la sua interezza».
Infine Grippo rivela che qualche segnale anomalo da Pollica era arrivato già prima dell’omicidio: «Avevo delegato mesi prima attività di indagine al comandante della compagnia dei carabinieri di Vallo della Lucania e lo feci soprattutto sulla scorta di una serie di anonimi che giunsero al mio ufficio. Si parlava soprattutto di interessi speculativi, ritenni quel materiale interessante, per quanto con gli anonimi è sempre difficile far decollare una indagine. Si capiva che c’erano interessi in ballo, delegai investigazioni all’allora comandante della compagnia dei carabinieri di Vallo, solo che l’ufficiale lasciò poi la zona a cavallo del delitto Vassallo. Quindi poco dopo».