“Il superamento del lockdown può essere un’opportunità per cambiare abitudini e stili di vita del viaggiatore”. Lo dice all’agenzia Dire Irene Aprile, project designer in ambito sociale e programmatrice di turismo responsabile. Quest’ultima, proprio attraverso il suo blog, ha parlato della nuova sfida: il rapporto tra viaggi e coronavirus.
“Da una parte i luoghi del cosiddetto overtourism dovranno pensare a un turismo a basso impatto, più lento e consapevole – spiega Aprile – che guardi alla qualità del servizio e non al numero di persone. Penso alla città di Napoli e agli effetti negativi del boom turistico degli ultimi anni, con la gentrificazione che ha portato a speculazioni immobiliari, aumento del costo della vita e omogeneizzazione dei luoghi con conseguente perdita degli elementi legati alla tradizione. L’overtourism, come lo abbiamo conosciuto, comporta folla e le misure di sicurezza impongono il contrario. Nel lungo periodo la chiusura delle città ai turisti non basta, occorre che anche la politica incentivi un turismo diverso da quello di massa”.
Dall’altro lato ci sono i territori da sempre esclusi dai percorsi turistici tradizionali. “La tendenza degli ultimi anni – dice la progettista a Dire – è il turismo esperienziale: il viaggiatore non si accontenta più di visitare un museo, ma vuole un’esperienza e questa è un’opportunità enorme per tante destinazioni cosiddette undertourism, escluse dai percorsi turistici tradizionali. Anche territori privi di tipici attrattori possono sviluppare esperienze in grado di valorizzare le tipicità. Sono idee funzionali soprattutto ai borghi, paesini magari vittime di spopolamento, dell’entroterra, lontani dalla costa. I borghi possono offrire esperienze di artigianato, cucina, balli popolari, attività didattiche, ma anche passeggiate nella natura”.
In questo contesto un ruolo importante lo avrà il territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni con i suoi borghi.