Il vescovo della diocesi di Vallo della Lucania, mons. Ciro Miniero ha fatto pervenire a tutte le comunità parrocchiali una lettera per le celebrazioni della Settimana Santa.
Ecco il testo della lettera
“Carissimi fratelli e sorelle, l’impegno che ci viene chiesto della segregazione in casa per contrastare la diffusione del contagio del Covid 19, quest’anno ci priva della gioia delle celebrazioni pasquali, che ci hanno sempre visto così numerosi partecipare ai riti della Domenica delle Palme e del Triduo Pasquale. Siamo chiamati ad offrire al Signore il disagio e la privazione, così acutamente avvertiti in questi giorni, come “un sacrificio” offerto per amore e perciò a Lui gradito.
Papa Francesco ha ricordato a tutti la consapevolezza della Chiesa, affermata fin dagli inizi e contenuta anche nel catechismo della Chiesa Cattolica, che, nell’impossibilità di accedere al sacramento, il suo vivo desiderio procura già il dono di grazia del sacramento stesso. Il desiderio del Perdono e della Riconciliazione con il proposito di accedervi appena questo sarà possibile, già al presente ottiene il perdono di Dio e la riconciliazione che viene da Lui. Così anche l’Eucaristia, oggi desiderata, che speriamo quanto prima di poterla ricevere, ottiene già ora l’intima unione con Cristo e con i fratelli. Quando siamo privati di alcuni beni, ne riusciamo ad apprezzare il valore e l’importanza.
Così sul piano umano, oltre al valore della vita e della salute, questa situazione ci fa avvertire la necessità e la bellezza degli affetti, della prossimità, dei legami di amicizia e dell’essere una sola umanità nella quale tutti siamo legati a tutti. Così anche sul piano della vita di fede. La nostra saggezza sarà nel mettere a frutto quanto la privazione di questi giorni ci avrà insegnato. I tre giorni della Pasqua (Triduo), dalla sera del giovedì santo fino alla sera della domenica di risurrezione sono il cuore di tutto l’anno liturgico. Nel cuore di questo cuore c’è la veglia pasquale, la celebrazione nella notte in cui il Signore Gesù è passato dalla morte alla vita. La luce che brilla e si espande nel buio è il segno eloquente del Signore risorto, la proclamazione delle pagine della scrittura fa risuonare la sua parola che chiama dalla morte alla vita, nel segno dell’acqua si rinnova per noi la grazia e l’impegno del battesimo, nella partecipazione alla cena dell’Agnello il Signore ci nutre, ci fa crescere e camminare verso il suo ritorno glorioso.
Alla veglia giungiamo dopo aver contemplato nel venerdì Santo il crocifisso, ascoltandone il racconto della passione e venerando la Croce gloriosa e dopo aver fatto memoria del dono dell’Eucaristia nella celebrazione del giovedì Santo. Quest’anno non ci sarà possibile attuare il gesto rituale della lavanda dei piedi, però ci è dato di viverne il senso in verità e intensità: la condivisione e la cura verso chi, a causa della vita sospesa di questi giorni, è scivolato in condizioni di estrema necessità. Oggi più che mai i fatti ci dimostrano che chi si prende cura del prossimo, cura e fa bene a se stesso. In questi giorni al Vescovo nella Chiesa Cattedrale, ai parroci nelle parrocchie è possibile celebrare in maniera molto ridotta e con la presenza solo di un diacono, di un accolito, di un lettore, di un cantore e dell’organista, assicurando l’osservanza di tutte le disposizioni richieste per la prevenzione del contagio.
Voi, tramite i media (TV, Facebook…), potrete unirvi alle celebrazioni del Santo Padre, a quelle delle vostre parrocchie dove viene offerta la diretta streaming, oppure a quelle presiedute da me in cattedrale. La Messa Crismale è rinviata a data da destinarsi. Anche per i giorni della Settimana Santa sul sito diocesano sarà offerto il sussidio La famiglia in preghiera, per tutte quelle famiglie che in questi giorni vogliono trovarsi insieme in un momento di intensa preghiera. Quest’anno vivremo una Pasqua che ci sembrerà meno bella per le persone che a causa del coronavirus non sono più in mezzo a noi, per quanti sono in cura, per tutti noi che non potremo esprimere a pieno la gioia della festa con i gesti dell’affetto e della prossimità. Sarà, però una Pasqua più vera e, perciò, più santa. Auguri di Buona Pasqua! Vi porto tutti nel cuore e vi benedico!”.