Nella giornata di sabato 15 febbraio si è svolto l’incontro culturale con Blessing Okoedion, autrice di “il coraggio della Libertà” organizzato dalla Bookcrossing Camerota in collaborazione con la Fondazione Meeting del Mare di Don Gianni Citro e la Proloco Camerota di Ginetto Del Gaudio.
Inizialmente, l’evento era previsto presso la Casa della Cultura e delle Arti (CREA) ma, dato l’enorme afflusso di gente, è stato prontamente spostato nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Camerota.
L’incontro si è aperto con l’introduzione e i saluti di benvenuto di Pietro Avallone, vice presidente della Bookcrossing, il quale ha citato un passo dal Libro di Ezechiele che evoca uno scenario infernale dal quale si risorgerà a nuova vita, quale presagio evocativo della storia che verrà narrata. E’ seguito l’intervento magistrale di Don Gianni Citro che ha ravvisato nella povertà materiale e culturale e nell’ignoranza che sfocia nel pregiudizio i mali più radicati della nostra società.
A questo punto è cominciato il racconto della giovane Blessing Okoedion e del suo inferno vissuto in una terra che viene celebrata come il Bel Paese. “Nata in una famiglia povera ma di solidi principi”, Blessing sogna di fare il medico per aiutare gli altri; non avendo le possibilità economiche per intraprendere questo percorso di studi, si è laureata in informatica e si è trasferita nella città di Benin City: qui ha cominciato a lavorare come perito informatico. Ha fatto la conoscenza di una cliente che lentamente conquista la sua fiducia e che le propone un viaggio in Spagna per ampliare le sue conoscenze in informatica e migliorarsi nel suo campo. Blessing, però, si ritrova a Castelvolturno, privata dei suoi documenti e dei suoi averi, costretta a prostituirsi per pagare un debito mai contratto.
Il racconto di quei giorni è terribile e la voce di Blessing diventa sempre più un grido di rabbia e sofferenza: “mi avevano privata della mia umanità”. Sconvolta, si è rivolta alle forze dell’ordine che l’hanno accompagnato in un centro di accoglienza “Casa Rut” gestito da suore. Ed è proprio a queste donne che Blessing rivolge un pensiero di affetto e riconoscenza: “Senza di loro io ero morta. I trafficanti mi avrebbero uccisa.” Ed è a questo punto che comincia il suo percorso di rinascita.
Gli spunti per una riflessione approfondita si susseguono veloci nelle parole di Blessing; comincia a chiedersi “perché proprio io?” “come posso tornare a casa e spiegare quello che è successo” “chi sono i clienti?” “come posso salvare altre ragazze?” “Avevo già capito la vita delle donne di questo paese. Avevo già capito che c’era una mancanza di rispetto delle donne”
Il percorso di cambiamento della nostra società deve partire da un’educazione al rispetto degli altri e coinvolge tutte le istituzioni: dalla famiglia alla scuola, dalla politica alla cultura. Afferma Blessing con voce ferma: “Siamo dotati di coscienza e di ragionamento, ma c’è qualcosa che manca, c’è qualcosa che non va nella cultura. Non basta fare le leggi se c’è ignoranza (…)”
Il fenomeno della tratta dura da più di trent’anni, ha ricordato l’autrice, ed è cominciato nei campi di raccolta di pomodori per poi espandersi ai giri di prostituzione. Alla base del proliferare di questi fenomeni di sfruttamento vi è la povertà economica , culturale e di valori in cui versano i nostri paesi: la Nigeria che “vende” i suoi figli con la promessa di un guadagno facile e l’Italia che favorisce e incrementa il mercato della prostituzione e dello sfruttamento di esseri umani. E’ inaccettabile tale situazione in un paese come il nostro che “ha i suoi principi costituzionali nei diritti fondamentali dell’uomo.”
Le uniche opportunità di riscatto sono rappresentate dall’istruzione, la conoscenza e il lavoro, perché rendono possibile la realizzazione di ogni essere umano in pieno rispetto della sua identità. “Mi sono resa conto che, non solo in Africa, ma pure in Italia l’istruzione è molto importante per conoscere ed accettare gli altri per quello che sono. E per non avere pregiudizi.”
Attualmente Blessing Okoedion lavora come mediatrice culturale a Roma e, seppur tra mille difficoltà, è riuscita ad uscire dall’inferno in cui era precipitata e continua ad aiutare altre donne.