Bellosguardo fa da apripista al progetto di costruzione di un Archivio fotografico pensato per il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e Alburni, ora in mostra a Roma presso l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del MiBACT.
Archivio Bellosguardo è un progetto pilota ideato dal fotografo Alessandro Imbriaco con la collaborazione scientifica dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – ICCD, il coordinamento dell’Associazione Rehub Alburni e il patrocinio del Comune di Bellosguardo che nasce con l’obiettivo di costituire un archivio fotografico del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e Alburni che oltre a conservare la memoria e l’identità di quei luoghi, possa essere anche strumento di promozione e sviluppo territoriale.
Si tratta di un progetto fatto con le fotografie: quelle delle famiglie, raccolte in un archivio consultabile online (clicca qui), e quelle di fotografi emergenti che raccontano il luogo attraverso il loro sguardo.
La mostra, dal titolo Archivio Bellosguardo fotografie di famiglia e produzione contemporanea, in questi giorni a Roma presso l’ICCD, offre uno spaccato inedito del paese di Bellosguardo – un paesino di 800 abitanti dell’entroterra salernitano sulle colline che chiudono la baia di Paestum per espandersi al resto dei comuni del Parco Nazionale del Cilento – e si pone come progetto di salvaguardia e conservazione delle immagini storiche oltre che di conoscenza e nuova documentazione del territorio ritenuto di estremo interesse non solo dal punto di vista naturalistico ma anche per le dinamiche sociali interne: dal fenomeno dell’emigrazione degli anni passati, al progressivo spopolamento attuale, cui fa da contraltare la presenza del turismo nei mesi estivi. Lo stesso Imbriaco, ideatore del progetto e fotografo noto per i suoi lavori capaci di raccontare la contemporaneità da un punto di vista originale e in grado di suscitare riflessioni sulle dinamiche sociali, ha trascorso in Cilento la sua infanzia e il progetto è strumento di ricongiunzione con la comunità di origine, e di attivazione di processi di consolidamento dell’appartenenza, dell’identità e della condivisione.
La fotografia diventa il mezzo per costruire un ponte che dai musei e le istituzioni arriva a una piccola comunità rurale del Sud Italia. In questo contesto, l’ICCD, istituzione pubblica di riferimento per la fotografia con particolare attenzione alle dinamiche del territorio, ha sostenuto il progetto operando fattivamente nel luogo, interagendo con la popolazione, prestando il suo consolidato know how per l’attività di digitalizzazione e archiviazione e svolgendo un ruolo di collettore tra i promotori, i fotografi e i partner istituzionali: “Ci piace pensare che in ICCD ci sia tutto: monumenti e fatti, luoghi e persone”, dice l’Arch. Carlo Birrozzi, Direttore dell’ICCD. “Potremmo raccontare attraverso le immagini l’Italia e gli italiani sotto molti punti di vista. Con questo spirito ci siamo avvicinati alla progettazione di un archivio fotografico di una comunità, documentando cose, paesaggi, storia e storie e mettendo a disposizione il consolidato know how dell’Istituto in tema di gestione, archiviazione, inventariazione, digitalizzazione, conservazione e valorizzazione della fotografia, sia storica che contemporanea.
La mostra è divisa in due sezioni:
– Fotografie di famiglia, a cura di Benedetta Cestelli Guidi con Martina Alessandrini, sezione affiancata da una videoproiezione realizzata da Alessandro Imbriaco, propone una selezione degli originali messi a disposizione dai cittadini. Le fotografie di famiglia mostrano la lenta e costante trasformazione della società e della socialità che ha modificato le cose e le case, il lavoro e lo svago, l’abito e le macchine. Le informazioni trasmesse consentono di delineare biografie e tracciare alberi genealogici ma anche di mostrare processi culturali collettivi.
– Produzione contemporanea, a cura di Francesca Fabiani, che restituisce il risultato delle campagne fotografiche condotte sul territorio dai 5 fotografi emergenti ospitati in residenza: Alessandro Coco, Valerio Morreale, Nunzia Pallante, Mattia Panunzio e Sarah Wiedmann. Le cinque narrazioni della produzione contemporanea attivano nuovi itinerari visivi, frutto dell’incontro “libero” tra autore e contesto, e rispecchiano i differenti approcci, le ricerche individuali e le intime curiosità che i fotografi hanno seguito durante i giorni di residenza a Bellosguardo (marzo 2019).
La mostra (presentata in anteprima a Bellosguardo lo scorso agosto, nell’ambito del festival Rural Dimensions), è frutto della prima tappa del progetto, da intendersi come primo passo di un’operazione più ampia che prevede, auspicabilmente, la replica dell’esperienza anche in altri paesi del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e Alburni che condividono fenomeni e peculiarità simili e i cui patrimoni sommersi e preziosi vanno pertanto salvaguardati e valorizzati.
La mostra, a ingresso libero, sarà visibile fino al 24 gennaio 2020, nei giorni feriali dalle 10:00 alle 18:00, presso i locali espositivi dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – ICCD in via di San Michele, 18 a Roma.