Fino a qualche decennio fa, fare le “bottiglie di pomodoro” era un vero e proprio rito, le donne dei borghi si riunivano coinvolgendo tutti in famiglia alla partecipazione. Un lavoro faticoso ma, che, i nostri nonni rendevano gioioso, e, giocoso per i più piccini. Un momento per raccontare storie durante il lavoro, ridere e stare insieme in armonia.
Si iniziava la sera, quando, al calar del sole con la frescura, gli uomini di famiglia andavano in campagna per la raccolta dei pomodori e le donne con il cercine (spára in dialetto, una fascia di tela girata a ruota che impediva ai pesi di danneggiare la testa) sul capo trasportavano le ceste fino a casa, dove i pomodori venivano poi lavati e messi ad asciugare. Così anche le bottiglie in vetro, lavate, bollite e messe ad asciugare.
Il mattino dopo, all’alba, iniziava il “rito magico”. La credenza popolare voleva che se una donna aveva in quel giorno il suo ciclo mestruale doveva rimanere fuori e non toccare i pomodori poiché sarebbero andati a male rovinando il sugo. Ognuno aveva il suo compito, una vera e propria catena umana, chi metteva e schiacciava i pomodori nel macchinario da cui poi sarebbe uscito il sugo, chi raccoglieva in grossi contenitori il sugo, chi imbottigliava e chi chiudeva le bottiglie per poi riporle in delle sportine di legno.
Nel frattempo c’era chi si occupava di tenere d’occhio il calderone. In campagna veniva acceso un fuoco, circondato da pietre, con sopra un treppiedi (trippiti in dialetto) dove poggiava un grosso calderone riempito per 3/4 di acqua, portata a bollore ci si immergevano le bottiglie di passato e si lasciavano per circa un paio di ore avvolte da grossi panni di cotone, talvolta vecchie lenzuola, poi venivano capovolte e lasciate raffreddare fino al giorno dopo. La provvista per l’inverno era pronta per l’intero vicinato, dopo le donne più giovani delle famiglie ripulivano tutto e si preparava la cena per tutti, ovviamente spaghetti pomodoro e basilico.
Oggi qualcuno conserva la tradizione di fare il passato in casa ma quel “rito magico” di un tempo è ormai svanito.