E’ successo ieri sera a Battipaglia. I Carabinieri della locale Stazione hanno eseguito un’ ordinanza applicativa della misura cautelare personale degli arresti domiciliari emessa, dal G.I.P. del Tribunale di Salerno, su richiesta di questa Procura, nei confronti di un 41enne per atti persecutori e maltrattamenti in famiglia nei confronti dell’ex compagna.
Provvedimento cautelare
II provvedimento cautelare nei confronti dell’uomo è scaturito dalla querela sporta dalla donna per le continue minacce subìte per mano dell’indagato. II provvedimento cautelare è ovviamente suscettivo di impugnazione e le accuse così come formulate saranno sottoposte al vaglio del giudice nelle fasi ulteriori del procedimento.
Rimane il fatto che la misura cautelare è relativa alla condotta persecutoria con l’aggravante di maltrattamento verso l’ex compagna.
Gli episodi di violenza domestica, qualora sporadici o isolati, infatti, difficilmente possono rientrare nella fattispecie dei maltrattamenti, ex art. 572 c.p., che richiede condotte reiterate nel tempo e parte di un medesimo disegno criminoso.
Tuttavia, come già spiegato, la violenza domestica si manifesta in varie forme ed alcune di queste manifestazioni possono comunque integrare fattispecie autonome di reato.
Maltrattamenti contro familiari e conviventi Art. 572 c.p., la Figura di Reato
Il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi reprime le condotte reiterate nel tempo lesive dell’integrità fisica e morale, realizzate nei confronti di un familiare, di un convivente o di una persona che sia sottoposta all’autorità del soggetto agente o sia a lui affidata. Trattasi di condotte reiterate nel tempo che possono consistere in percosse, ingiurie, minacce, prevaricazioni, umiliazioni, atti di disprezzo e offesa della dignità finalizzati a provocare una sistematica sopraffazione della vittima, tanto da renderle la vita incompatibile con le normali condizioni di vita. È infatti un reato abituale, devono infatti verificarsi una serie di episodi che occupino un certo lasso di tempo e siano volti ad affermare uno stato di supremazia nei confronti della vittima. Comportamenti vessatori, se considerati singolarmente, potrebbero anche non costituire reato (si pensi per esempio agli insulti), ma acquistano rilevanza penale proprio per effetto della loro reiterazione nel tempo.
Procedibilità: d’ufficio. Ciò significa che per l’esercizio dell’azione penale è sufficiente che giunga alla Procura della Repubblica la notizia di reato, senza che necessariamente la vittima si determini a sporgere una denuncia.