Il 27 Gennaio si tinge di nero, una delle giornate più dolorose dell’anno in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Nel corso della seconda guerra mondiale si è aperta una pagina di storia atroce, in cui si è consumato il più grande genocidio organizzato e messo in opera con estrema ferocia dall’uomo. Un tragico e doloroso evento, non troppo lontano nel tempo, avvenuto solo settant’anni fa.
L’uomo con la sua mania di potere e protagonismo ha ricercato una presunta ed inesistente perfezione, arrecando del male ad altri e superando il limite dell’umano.
In questo freddo giorno di gennaio nel 1945, le truppe alleate aprirono i cancelli di Auschwitz e riconsegnarono agli uomini, privati della loro personalità e stremati dalla fame, la tanto desiderata libertà.
Il campo di Auschwitz era una “fabbrica della morte” in cui si realizzò il crudele destino di innocenti. Tuttavia non era l’unico, la Germania nazista costruì 44.000 campi di concentramento e altre strutture carcerarie, ricercando ebrei, omosessuali, disabili ed oppositori politici.
La geografia in cui si compì il massacro è quella che va dalla Polonia centrale alla Russia Occidentale, le “terre di sangue”, dove il regime nazista ma anche quello sovietico hanno compiuto un crudele massacro. Metà di queste persone morì per fame, altri per arma da fuoco ed infine l’uso del gas.
Il termine Olocausto fu introdotto dopo la guerra, intorno agli anni Novanta fu utilizzato per indicare l’assassinio di massa degli ebrei da parte dei tedeschi. Il numero delle vittime fu elevatissimo, circa 5,4 milioni.
In tutto il mondo il 27 Gennaio si celebra la “Giornata della memoria”, instituita con una risoluzione ONU del 2005. L’Italia commemora questa giornata dal 2000 con approvazione della legge 211: «Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti».
Gli ebrei italiani deportati furono 6.806 e solo 837 i sopravvissuti ma ad oggi i testimoni viventi in Italia sono 11. Le testimonianze vivificano i ricordi ed aiutano a comprendere l’importanza della memoria affinché la pace e la solidarietà possa sempre vincere contro la guerra, la supremazia ed il potere di uno contro tutti.
Saggi, documentari, cinema e letteratura hanno cooperato al ricordo dell’Olocausto. Fra le poesie si ricordano: Primo Levi “Se questo è un uomo”- Joyce Lussu “Un paio di scarpette rosse”- Pavel Friedman “La farfalla”- Salvatore Quasimodo “Auschwitz”- Paul Celan “Fuga di morte” o la canzone di Francesco Guccini “Auschwitz”.
Ogni generazione ha il dovere di ricordare e combattere l’indifferenza definita da Gramsci come: “il peso morto della storia”.
Sami Modiano, uscito vivo dal campo di sterminio di Birkenau, si rivolge agli studenti incontrati il 20 gennaio al Palazzo Giustiniani: «Voi siete stati lo spunto di forza per andare avanti perché siete la speranza del domani, voi non dovete subire quello che io ho subito e visto con i miei occhi! »
Nell’invito di combattere la violenza con la sola gentilezza. Ludovica Monzo