Il 21 novembre 1997, una giornata come tante nel Cilento, si trasformò in un incubo. Un’eliambulanza, simbolo di speranza e soccorso, si schiantò tra i monti, portando via quattro vite e lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di una comunità intera.
Una missione interrotta
Quel giorno, l’elicottero decollò dall’ospedale di Polla con a bordo un equipaggio esperto e un paziente da trasportare d’urgenza. Il viaggio, di breve durata, si trasformò in una tragedia. L’eliambulanza, infatti, non raggiunse mai Vallo della Lucania, forse a causa di un banco di nubi che fecero perdere il controllo al pilota.
Le ricerche furono immediate e intense, ma le speranze si affievolirono presto. L’elicottero fu ritrovato, un relitto carbonizzato, tra i costoni rocciosi dei monti Alburni. A bordo, i corpi senza vita del pilota, Alessandro Pratese, di Silvana De Vita e Antonio De Marco (componenti dello staff medico) e del paziente, Vincenzo Petrocelli, 69 anni di Sala Consilina, in coma presso il “Curto” di Polla e pronto ad essere trasferito al “San Luca” di Vallo della Lucania.
La tragedia.
Erano le 14.10 del 21 settembre quando un gruppo di contadini notò per l’ultima volta nei cieli degli Alburni la sagoma dell’elicottero, poi più nulla. Alle 15 i sanitari dell’ospedale di Vallo della Lucania lanciano l’allarme dopo aver provato ripetutamente a rintracciare i medici prestanti servizio in eliambulanza senza alcuna risposta.
In trecento uomini, tra forze dell’ordine e volontari, avviarono le ricerche. Venne disposto anche l’intervento anche di un elicottero della base Aeronautica di Martinafranca, in Puglia, attrezzato di visori a raggi infrarossi per le ricerche notturne, ma fu tutto vano. Il mezzo venne ritrovato solo il mattino seguente, si era schiantato lungo la parete roccioso tra Sacco e Corleto Monforte. I corpi a bordo erano carbonizzati.
Nonostante il passare del tempo, il ricordo di quella tragica giornata è ancora vivo.