Se volessimo dare una collocazione temporale al fico, potremmo partire dal giardino dell’Eden, dove le nudità di Adamo ed Eva, erano coperte proprio dalle sue foglie. In epoche meno lontane, sono stati i Greci a farceli conoscere. Aristotele, Platone, li hanno citati nei loro scritti (ne erano anche ghiotti), Plinio attribuiva loro, proprietà salutari e Ovidio ne ha narrato la bontà e di come fosse un gesto gradito ricevere in dono, a ridosso delle festività di fine anno, quelli secchi, rivestiti di miele. D’altronde, nel linguaggio comune, dire a qualcuno che è “fico”, vale come complimento. L’albero era considerato sacro, emblema di luce, di forza e conoscenza.
L’uomo li coltiva da sempre, prima ancora del grano e dei legumi, anche per la poca necessità di attenzione che richiede la pianta.
Il Fico Dottato
Tante sono le cultivar presenti in tutta l’Italia Meridionale. Pare che tra le più buone, quello Dottato, sia l’eccellenza. L’origine del nome, abbastanza controversa, vede convergere gli studiosi, sul toponimo del piccolo comune alle pendici degli Alburni: di Ottati. Erroneamente consideriamo il fico un frutto, in effetti si tratta di un fiore, un’infruttescenza carnosa docissima, ricoperta da una buccia (anche’essa edibile).
Ficus in Tabula nasce su iniziativa del Comune di Ottati con l’obiettivo di valorizzare il Fico Dottato, una coltura profondamente radicata nel territorio ottatese. L’amministrazione comunale di Ottati lo reputa un investimento per riconoscere una filiera autoctona, tant’è che, nei prossimi mesi saranno piantumate circa 8.000 piante di fico dottato, per un investimento di 1,7 mln di euro circa, su un terreno comunale.
Un evento che unisce tradizione e innovazione partendo da una full immersion all’interno del ficheto per far vivere ai partecipanti l’aspetto rurale e la storia agricola locale, per poi proseguire all’interno del suggestivo Convento dei Domenicani risalente al 1480, un luogo ricco di storia che sarà reso vivo celebrando il Fico Dottato come simbolo di eccellenza e sviluppo sostenibile del territorio ottatese attraverso una proposta enogastronomica incentrata sui fichi, talk con esperti del settore, cooking show e pastry show, laboratori di produzione della pasta fresca. Laboratorio dolciario: la trasformazione del fico in pasticceria, a cura di Marco Aliberti (Pasticceria Aliberti di Montoro Inferiorre – Avellino), maestro dell’accademia del lievito madre.
Laboratorio panificazione
Il viccio, il pane della tradizione. Quando il panino non esisteva, la merenda si faceva cosi. Preparazione e degustazione del prodotto tipico con caciocavallo podolico, capocollo e fichi freschi. Laboratorio pastaio: I’ cavati. La pasta, presente in tutte le case nei giorni di festa. A cura di Bianca Mucciolo. La giovane imprenditrice aquarese, con il suo Progetto Triticum dimostrerà, come sia semplice realizzarli e renderli gustosi sia con sughi semplici, che piu articolati. Laboratorio sul latte: la maestra casara Rosangela Muraro, prossima all’apertura del caseificio comunale, proprio ad Ottati, prima nel ficheto per la colazione, poi la sera, all’interno del Chiostro, realizzerà la ricotta, da gustare calda con i fichi freschi. Ad arricchire la manifestazione, aperta a pranzo e cena, nei portici del chiostro, saranno presenti stand di degustazione di prodotti a base di fico. Interverranno anche diverse cantine. In serata, nello spazio esterno, nei giardini, Francesco Di Rosa, alias Cicchetto, famoso pizzaiolo alburnino (Sicignano degli Alburni), sfornerà pizze per tutti, sempre con il fico protagonista. Vi aspettiamo ad Ottati il 22 settembre: non fatevelo raccontare!!!