Torna a parlare il consigliere comunale di Vallo della Lucania, Nicola Botti, come da tradizione sul suo profilo social, solo con la telecamera e le parole al vetriolo, come avvenne la sera del 29 dicembre, quando si aprì la telenovela della crisi della maggioranza vallese, culminata con l’uscita di Botti dalla maggioranza e il successivo ingresso di Miraldi. L’ex assessore parte come sempre dal ringraziamento al suo “pubblico”, quella città che gli è stata vicina nei momenti difficili, poi parole d’elogio per l’amica Moscatiello e tanti attacchi alla maggioranza e al sindaco Sansone, che nei momenti cruciali della crisi si sarebbe lasciato traviare da “consigli bisbigliati da figure opache”.
“Nessuna solidarietà e tanta ipocrisia”
“L’amministrazione non mi ha espresso nessuna solidarietà, mi hanno riservato un silenzio assordante, non me l’aspettavo se non da un paio di persone”, tuona ancora Botti, che rincara la dose, “mi ricordo quello che loro dicevano di Miraldi e Miraldi di loro, lasciamo stare”.
Poi un altro attacco probabilmente rivolto ad alcune dichiarazioni di Bruno ai nostri microfoni: “Predicano a coesione con tv e giornali, ma poi nemmeno una chiamata”.
Infine arriva una stangata sui nuovi assetti politici: “Per chiamare Miraldi l’amministrazione era alla frutta”.
Ancora il piano di zona
Poi è momento di ripercorrere le tappe che hanno portato alla rottura, già note a chi ha seguito la vicenda.
Più interessanti alcuni passaggi precedenti in cui l’ex assessore descrive il suo momento personale e la nuova motivazione che lo spinge a fare politica con ancor più passione.
Se le premesse sono queste di prevedono altri consigli roventi a Vallo della Lucania.
L’attacco alle televisioni
Sul finale Botti ne ha anche per una non meglio precisata televisione, che avrebbe passato un servizio costruito ad arte per screditarlo. Nelle immagini si vedrebbe il sindaco Sansone inveire contro di lui. Nella nuova e totale divergenza di vedute tra primo cittadino ed ex assessore qualche legame ancora rimane: la convinzione che i giornalisti parteggino sempre per l’avversario.