Una clinica del comprensorio dell’Alta Cilento, accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale, è al centro di un’inchiesta della procura di Vallo della Lucania per presunte truffe ai danni dell’Asl. A 22 persone, tra cui medici, un tecnico della struttura e privati cittadini, è stato chiesto il rinvio a giudizio per truffa aggravata, tentata truffa, falso in atto pubblico e ideologico.
Le accuse
Secondo l’ipotesi accusatoria, i 22 indagati avrebbero architettato un sistema per ottenere rimborsi dall’Asl per falsi ricoveri di pazienti che, in realtà, non necessitavano di cure ospedaliere. I ricoveri servivano solo a permettere ai familiari di assistere i propri cari in clinica.
Il modus operandi
Il modus operandi era sempre lo stesso secondo gli investigatori: un medico di base redigeva un’impegnativa per il ricovero in clinica di un paziente, anche se non ve ne era alcuna necessità.
Il paziente veniva ricoverato in clinica e si apriva una cartella clinica falsa. Il cardiologo della clinica, in concorso con il tecnico e il direttore sanitario, attestava falsamente la necessità del ricovero. Il paziente, ignaro del raggiro, sottoscriveva il consenso informato. La clinica presentava la richiesta di rimborso all’Asl, ottenendo il pagamento di somme non dovute.
I danni all’Asl
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nas di Napoli, ha accertato che la clinica è riuscita a ottenere almeno cinque rimborsi non dovuti dall’Asl, per un danno complessivo di oltre 1.300 euro.
La difesa
I legali degli indagati, tra cui Michele Avino, Alfonso Mutarelli, Carlo De Martino e Rosanna Zequila, respingono le accuse e annunciano battaglia in aula.