Traffico di rifiuti nel Vallo di Diano: al processo “Shamar” emerge la presenza di idrocarburi nei terreni

Anche per la terza volta il comitato "Resta", ovvero la Rete Ecologia Salute Territorio e Antimafia, si è presentato al tribunale di Lagonegro per assistere all'udienza del processo Shamar.

Di Redazione Infocilento

Anche per la terza volta il comitato “Resta”, ovvero la Rete Ecologia Salute Territorio e Antimafia, si è presentato al tribunale di Lagonegro per assistere all’udienza del processo Shamar.

I rilievi

In particolare, l’attenzione dei membri del comitato si è concentrata sui risultati dei due prelievi effettuati nei terreni coinvolti, dai quali è emersa una concentrazione di idrocarburi pari a circa 8.000 mcg/kg, molto superiore al limite massimo previsto per le zone ad alta densità industriale, fissato a 250 mcg/kg.

Il comitato “Resta” ha sottolineato l’assenza di alcuni enti che avrebbero dovuto essere presenti in qualità di parti civili, come ad esempio la Comunità Montana Vallo di Diano, che dovrebbe tutelare, proteggere e lottare per la difesa del territorio, e i comuni coinvolti dallo sversamento, come quello di Polla. Il comitato ha ribadito che la tutela dell’ambiente deve essere garantita da tutti gli enti, dalle persone giuridiche e fisiche attraverso azioni improntate ai principi della precauzione, della prevenzione, della riparazione e del risarcimento.

L’attenzione resta alta sulla questione tumori

Il comitato “Resta” ha anche richiamato l’attenzione su un altro problema non strettamente collegato al processo Shamar, ovvero l’assenza di un registro tumori in un territorio che da decenni è colpito dallo sversamento di rifiuti. Come ha dichiarato il comitato, le istituzioni devono prendersi la responsabilità di attuare le istanze che associazioni, comitati e comunità civile portano avanti da anni, ricevendo in risposta solo false promesse.

La situazione descritta dal comitato “Resta” è particolarmente preoccupante, poiché i risultati dei prelievi mostrano una situazione di grave inquinamento ambientale e la mancanza di un registro tumori rende difficile monitorare l’impatto della situazione sulla salute delle persone.

È necessario che gli enti istituzionali assumano la loro responsabilità e agiscano per proteggere la salute delle persone e dell’ambiente. Il comitato “Resta” continuerà a seguire da vicino lo svolgimento del processo Shamar e ad attivarsi per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica.

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