Cilento e Diano torna la neve e si riempiono le «nevere», antichi “frigoriferi” di montagna

Con la neve tornano anche le antiche tradizioni come il sorbetto da fare con la neve con l'aggiunta di vino cotto o sciroppo d'arancia e limone

Di Luisa Monaco

Prima le incessanti piogge, poi la neve che sta imbiancando tutto il territorio del Cilento e Vallo di Diano.

Le vette più alte del Cilento e Diano si vestono di bianco

Dal Monte Cervati, al Monte Gelbison, agli Alburni, è facile in queste ore trascorrere qualche ora in relax, in sicurezza, sulla neve per la gioia dei più piccoli; è accaduto anche nel weekend, sul Monte Stella, dove in tantissimi hanno deciso di trascorrere la domenica tra pupazzi e palle di neve.

Ecco cosa sono le “nevere”

E proprio passeggiando sui sentieri di montagna del Cilento e Vallo di Diano è facile imbattersi in costruzioni interrate o seminterrate chiamate “nevere” o “neviere”, che potremmo definire i frigoriferi dell’antichità.

Si tratta di costruzioni industriali profonde diversi metri e con svariate fogge che utilizzate per produrre o conservare il ghiaccio che si formava.

Le nevere del Cilento

Una usanza che ritroviamo fin dal Rinascimento. L’utilizzo delle nevere, infatti, era l’unico sistema per avere a disposizione il ghiaccio utilizzato sia per raffreddare le bevande delle famiglie più agiate che con scopi terapeutici, per la cura, ad esempio, di febbri, contusioni o ascessi.

Ma come funzionavano le nevere

La produzione aveva inizio proprio in montagna, dove contadini e braccianti, tramite appositi attrezzi, raccoglievano la neve caduta in inverno. Attraverso la sua compressione all’interno della nevera si produceva il ghiaccio.

Talvolta per isolare l’ambiente si utilizzava uno spesso strato di foglie secche, utilizzato anche per separare vari strati di neve.

La parte superiore, invece, si ricopriva di paglia e terriccio. In questo modo si riusciva a conservare il ghiaccio fino alla stagione estiva. A bordo di muli, poi, si trasportava in paese.

Le nevere del Cilento risalgono probabilmente all’800. Alcune di queste, come quelle di Trentinara, site sul monte Vesole, sono state oggetto di recupero, altre versano in stato di abbandono ma conservano un antico fascino.

Nel ‘900 la neve raccolta nelle nevere veniva utilizzata anche per la preparazione di sorbetti o granite. Con la produzione dei primi refrigeratori, però, queste strutture.

La preparazione della Subbretta

Si chiamava “Subbretta” la granita composta da soli 2 ingredienti fondamentali: la neve fresca ed il Vino Cotto.

A seconda dei gusti, il vino cotto può essere sostituito con succo di arancia, limone, caffè.

Il sorbetto ha origini antichissime, già i Sanniti e gli altri popoli dell’Appennino la preparavano nei tempi antichi.

A subbretta“, è l’attuale nome dialettale che ha origine dal periodo delle dominazioni franco-spagnole nell’Italia Meridionale.

Condividi questo articolo
Exit mobile version