Sono nove le persone finite nei guai per una presunta frode fiscale. L’operazione è stata condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Salerno che hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali nei confronti di 9 soggetti che ha portato anche al sequestro di 136 milioni di euro.
Frode fiscale: i coinvolti
In carcere è finito R.C. di 43 anni; agli arresti domiciliari L.C. di 60 anni, B.C. di 30, D.B.V. di 41 anni e F.D. di 40. Divieto di dimora nelle province di Salerno, Avellino e Roma per altre quattro persone. Le indagini, oltre ai destinatari della misura cautelare, riguardano anche altre 82 persone.
Contestati, a vario titolo, reati di associazione per delinquere, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ricettazione, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di reato. Non solo: omesso versamento di imposte, sostituzione di persona, falsità ideologica.
Il sistema fraudolento
A portare avanti le indagini la Guardia di Finanza di Salerno, insieme alle compagnie di Scafati e Nocera Inferiore. Le attività hanno riguardato i promotori e gli organizzatori di un presunto sodalizio criminale con sede a Castel San Giorgio. Questo, attraverso la gestione di 12 società di capitali, si sarebbe reso responsabile di una frode sulla vendita di carburante.
In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, allo stato confermata dal Giudice per le Indagini Preliminari, sarebbero state annotate, nell’arco temporale compreso dal 2017 al 2020, nelle scritture contabili delle società coinvolte fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, ossia poste in essere realmente ma tra soggetti differenti da quelli indicati sul documento fiscale, per un importo superiore ai 900 milioni di euro, con una sottrazione al pagamento dell’imposta sul valore aggiunto di oltre 160 milioni di euro.
Il meccanismo evasivo disvelato coinvolgeva a monte alcune società titolari di depositi fiscali di prodotti petroliferi e/o destinatari registrati, con sede a Roma che — previo versamento delle accise provvedevano alla cessione di ingenti quantitativi di carburante a società “cartiere”, in quanto prive di una reale operatività e struttura patrimoniale. Tale transazione veniva posta in essere non applicando l’ IVA, sulla base della presentazione di false dichiarazioni di intento con le quali le menzionate “scatole vuote” attestavano in modo non veritiero di essere in possesso dei requisiti di esportatore abituale. Nella fase finale dell’intera catena distributiva, lo stesso carburante, dopo essere giunto a due società dell’ agro-nocerino-sarnese, di cui una nota per essere tra le cinque maggiori in Italia per distribuzione di prodotti energetici, veniva immesso in commercio. Le società “cartiere”, nell’interporsi tra il deposito fiscale e gli operatori salernitani, non procedevano al versamento delle imposte dovute sulle cessioni, consentendo a quest’ultimi di detrarsi indebitamente l’IVA e praticare conseguentemente prezzi inferiori a quelli di mercato, con un evidente effetto distorsivo della concorrenza.
Le indagini sono state poste in essere con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, la disamina di documentazione contabile ed extracontabile. Eseguiti anche accertamenti bancari su un numero rilevante di rapporti di conto corrente personali e societari.
I finanzieri hanno delineato una condotta truffaldina da parte di tutti i soggetti che operavano ai vari livelli della filiera commerciale.
L’avvio delle indagini
Gli addebiti contestati s’inseriscono nel solco di quanto già emerso nel luglio 2020. In questo caso, nel corso di una perquisizione domiciliare, venne posto sotto sequestro denaro contante per un importo complessivo 1.008.935 euro, in banconote di diverso taglio, considerato profitto dei reati tributari commessi.