Campagna, una mostra nel Museo della Memoria con gli oggetti che gli ebrei lasciarono ai cittadini in segno di riconoscenza

A Campagna si cercano oggetti che gli ebrei lasciarono agli abitanti della cittadina durante gli anni difficili della guerra

Di Alessandra Pazzanese

A Campagna si cercano gli oggetti che gli ebrei lasciarono agli abitanti della cittadina durante il periodo del loro internamento.

Il Comune punta ad allestire una mostra: i dettagli

Scopo della raccolta è quello di allestire una mostra, presso il Museo della Memoria e della Pace, con le lettere, i quadri, i disegni e i doni che i deportati lasciarono ai cittadini per non dimenticare gli anni duri del II conflitto mondiale e per poter lasciare, ai posteri, in eredità l’esempio prezioso degli abitanti di Campagna in quel periodo difficile.

A farsi portavoce del progetto sono stati i responsabili del Museo della Memoria e del Centro Studi Palatucci e il sindaco, Roberto Monaco. Un’iniziativa importante considerato che Campagna vanta una bella storia di accoglienza e generosità in merito all’arrivo, nel comune, degli internati ebrei: presso il campo di internamento di Campagna, che operò tra l’estate del 1940 e l’estate del 1943, infatti, pur essendo uno dei principali luoghi di confino allestiti dal governo italiano per i profughi ebrei presenti in Italia al momento dell’entrata in guerra, le condizioni di vita degli internati erano relativamente buone tanto che, nel 1941, l’allora segretario del Partito Nazionale Fascista, scrisse una lettera al capo della polizia nella quale lamentava la “troppa libertà in cui vivevano gli internati ebrei del campo di concentramento di Campagna”.

Campagna: una storia importante di accoglienza degli ebrei che vissero gli anni atroci della guerra

A Campagna, gli ebrei, anche grazie al sostegno e alla generosità dei cittadini riuscirono a ricevere visite e ad avere assistenza, cibo e vestiti. Tra i campagnesi e gli internati ebrei nacquero dei rapporti di amicizia tanto che i medici ebrei deportati nel campo di Campagna spesso curavano gli abitanti del luogo, nonostante fosse proibito dal fascismo.

Il campo ubicato in due caserme dismesse

Tutti i detenuti furono liberi di circolare per le vie e le case del comune proprio perché furono accolti come amici. Un ruolo essenziale lo ebbero il vescovo di Campagna, Giuseppe Maria Palatucci e suo nipote, Giovanni Palatucci, questore di Fiume, che mandando il maggior numero possibile di ebrei istriani nel campo di Campagna, riuscì a salvarne migliaia dal campo di sterminio salvò migliaia dai campi di sterminio.

Il campo era ubicato in due caserme dismesse di Campagna: l’ex Convento Domenicano di San Bartolomeo e l’ex Convento degli Osservanti dell’Immacolata Concezione. La raccolta degli oggetti permetterà, dunque, l’allestimento di una mostra atta a ricordare che in uno dei periodi più bui della storia del ‘900 italiano a Campagna si riuscì a scrivere una pagina diversa, una pagina che parla di accoglienza, comprensione e generosità.

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