“Togliamo i telefoni ai ragazzi e facciamoli leggere”

Telefono in classe. Il punto di vista e il commento degli studenti di un istituto tecnico di Vallo della Lucania sul tema

Di Redazione Infocilento

La studentessa Alessandra Di Benedetto e lo studente Angelo Cortazzo alunni dell’Istituto dell’Istruzione Superiore “Cenni-Marconi” di Vallo della Lucania (SA), nell’espletamento della l’UDA di Educazione Civica coordinata dal prof. di Diritto ed Economia Politica  Mauro Catino, commentano, dal loro punto di vista, le parole dell’attrice Foglietti e del ministro Valditara.

La lettura intesa come “cibo della mente”

In italiano, “cultura” è un termine che riprende la parola latina “cultura”, derivata dal verbo “colere”, che assume il significato di “coltivare”. L’uso, fu poi esteso a tutte le attività e situazioni che richiedevano un’assidua cura, quello che tutt’ora chiamiamo culto.

Da quest’ultimo significato, deriva il valore di cultura, nel suo senso moderno, cioè il complesso di conoscenze considerate fondamentali per vivere nella società.

Nella civiltà occidentale, il concetto di cultura è divenuto sinonimo di “conoscenza di quanto depositato nei libri”, concetto non del tutto errato, in quanto la lettura è uno tra gli strumenti principali di accesso alla cultura, che costituisce un elemento imprescindibile per la partecipazione consapevole, autonoma e attiva alla vita sociale.

“Leggere è il cibo della mente”: questa frase si sente molto spesso e racchiude all’interno moltissimi significati.

Leggere infatti fa bene a noi stessi in svariati modi, aiutando lo sviluppo e il perfezionamento del linguaggio, migliorando le relazioni sociali, perfezionando la scrittura e l’ortografia, arricchendo il proprio vocabolario ma ci offre anche un aiuto poiché può essere sfruttata anche come forma di sfogo, esprimendo i nostri pensieri e i nostri ideali.

La lettura nell’era digitale

I primi segni di esistenza della lettura coincidono ovviamente con l’avvento della scrittura, che risale a circa 5.500 anni fa, quando i Sumeri, antico popolo della Mesopotamia, incisero per la prima volta nella storia dei segni su delle tavolette d’argilla.

Ma al giorno d’oggi invece a che punto stiamo?

Negli ultimi vent’anni ci si è focalizzati su un unico oggetto tecnologico, sotto le diverse forme assunte dal personal computer, dai cellulari, dai tablet e da altri strumenti per navigare, che sono diventati tutt’uno con il nostro stile di vita.

Questi strumenti vengono sia elogiati e sia criticati molto spesso su vari fronti.

Vengono elogiati poiché uno dei maggiori vantaggi della tecnologia è che fa risparmiare non tanto, ma tantissimo tempo, rendendo tutto facilmente disponibile in pochi istanti.

Ma questi stessi strumenti elogiati, vengono anche criticati ed accusati di “diffondere mediocrità e populismo” come twitta l’attrice romana Anna Foglietti, che sostiene di dover togliere i telefoni ai ragazzi per sostituirli con la lettura.

Così twitta l’attrice:

«Levate sti telefoni ai ragazzini, fateli leggere.. solo così sconfiggeremo la mediocrità da slogan di questo paese senza speranze! Fate studiare i vostri figli e solo così potremo abbattere il populismo e la mediocrità di questa povera Italia»

È esattamente così?

Ebbene no. Un’indagine di GoStudent dimostra che sono proprio gli adolescenti a trainare il settore dell’editoria. Infatti circa il 51,1% dei giovani italiani compresi tra gli 11 e i 18 anni ha completato almeno 8 libri nel corso di un anno, tra cui quasi più della metà di questi libri sono E-book (libri in versione digitale).

La parola “telefono” allora non deve essere utilizzata come un fattore che ci fa allontanare dalla lettura e dalla cultura, in quanto nel 2021 la lettura di libri su strumenti digitali ha raggiunto un picco del circa 71%.

Non dobbiamo quindi “togliere i telefoni” per affrontare la mediocrità, ma piuttosto incentivare ad utilizzarli per contrastarla. Come? Navigare su internet in modo consapevole, informarsi attraverso canali certificati, segnalare articoli che contengono informazioni false ecc…

C’è poi chi, dall’alto della sua professione istituzionale, vuole vietarne l’utilizzo, al posto di incentivare l’educazione ad una giusta applicazione didattica di questi strumenti digitali.

Così infatti, cito, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara:

«Via i cellulari dalle classi nelle ore di lezione»

Il problema non è tanto bandire la tecnologia dalle scuole, ma utilizzare gli strumenti più giusti: quindi dotare le classi di tablet comuni, senza applicazioni social, ma con dentro i libri di testo e applicazioni per l’interazione con il docente: un modo per affiancare, differenziare e potenziare la didattica tradizionale della scuola italiana, che da questo punto di vista è una delle più arretrate in Europa.

In conclusione, telefoni sì, ma utilizzati per accrescere la cultura e l’apprendimento, attraverso anche sistemi educativi mirati a far conoscere un utilizzo opportuno della tecnologia.

Alessandra Di Benedetto

Angelo Cortazzo

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