Cancello chiuso, paziente costretto ad attendere in ambulanza: «Ecco cosa è accaduto»

Venti minuti in ambulanza, dal comune di Vallo della Lucania replicano: «qualcuno non ha rispettato il protocollo»

Di Costabile Pio Russomando

Ha fatto molto discutere il caso del paziente colpito da ictus costretto ad attendere circa venti minuti in ambulanza poiché non si riusciva ad accedere all’elisuperficie dove ad attenderlo c’era l’eliambulanza per trasferirlo al “Ruggi” di Salerno.

Paziente costretto ad attendere 20 minuti in ambulanza: la replica

Ora ad intervenire sul caso è l’amministrazione comunale vallese, che fa luce su quanto accaduto e replica agli operatori sanitari che «farebbero bene a preoccuparsi delle modalità di attivazione del servizio di elisoccorso, piuttosto che rilasciare dichiarazioni altamente lesive dell’immagine dell’Ospedale San Luca e del Comune di Vallo della Lucania»

«In questa vicenda il Comune di Vallo della Lucania è parte lesa, giacché mai gli uffici comunali hanno autorizzato alcuna sostituzione delle chiavi del cancello principale del Centro Espositivo situato in loc.tà Mascecco. Chi, senza autorizzazione, ha sostituito le chiavi di accesso alla struttura, dovrà assumersene la responsabilità. In tale ottica, l’Amministrazione comunale ha immediatamente richiesto dettagliate informazioni sull’accaduto ed ha preso atto che gli uffici comunali hanno già attivato tutti gli iter procedurali per fare luce su questa vicenda». Queste le precisazioni dell’Ente.

Le responsabilità

Poi da palazzo di città aggiungono che «da sempre, l’accesso all’elisuperficie è avvenuto – anche in presenza della Polizia Locale del Comune di Vallo della Lucania – non dal cancello principale ma da quello secondario che non è stato oggetto di alcuna sostituzione delle chiavi. Va da sé che da questa vicenda emergono profili di responsabilità sottaciuti. Probabilmente gli operatori sanitari non hanno utilizzato le chiavi dell’accesso secondario loro riservato. E’ di tutta evidenza che l’attivazione dell’elisoccorso necessita di un rigido protocollo che, forse, in data 22.12.2022 non è stato pedissequamente rispettato dagli operatori sanitari».

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