Ci sono quattro persone del Vallo di Diano ed un salernitano tra gli indagati nell’operazione della Guardia di Finanza di Potenza su una maxi evasione nel settore dell’hi-tech. Sono accusati di aver “partecipato come prestanome a un’ampia truffa allo Erario”.
Evasione nell’hi-teck: l’operazione della Guardia di Finanza
L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza lucana, peraltro guidata dal colonnello Michele Onorato, originario di Padula ha portato a finire nei guai un padulese, un uomo di San Rufo, un residente a Salerno, un cittadino di Sant’Arsenio e uno di Montesano sulla Marcellana.
Il Vallo di Diano è stato al centro degli accertamenti per l’importo consistente di affari e per la presenza di società fittizie nel territorio, accertamenti portati avanti dalla Tenenza di Sala Consilina guidata dal sottotenente Sebastiano D’Amora.
L’attività della fiamme gialle
Nello specifico i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Potenza hanno fatto scattare – con la Procura di Lagonegro – una misura cautelare nei confronti di cinque persone e il sequestro preventivo per oltre 57 milioni di euro.
Le indagini hanno riguardato Campania, Lazio, Piemonte e Lombardia, oltre che in Basilicata. Le attività d’indagine hanno permesso di neutralizzare un’organizzazione criminale dedita all’evasione dell’Iva sugli acquisti di elettrodomestici e prodotti hi-tech, effettuati in diversi Paesi europei e poi si avvaleva di una vasta filiera di imprese “cartiere” (molte nel Vallo di Diano) che ometteva di versare l’Iva all’Erario.
Gli organizzatori di questa colossale frode di fiscale, oltre 250 milioni di fatture per operazioni inesistenti, hanno importato merci senza versare l’Iva, in modo tale da consentire al beneficiario, due società di Roma, di acquistare senza pagare l’Iva e avere il margine di ricarico per sbaragliare la concorrenza.
Le società venivano tenute in vita per un breve periodo di tempo, amministrate da prestanome. I finanzieri con un salto qualitativo dell’indagine sono andati oltre i prestanome e fatto scattare le misure verso una persona di Roma, un “socio” di Atella, in Basilicata, un commercialista di Napoli e altre due persone.